Una donna, bellissima, la cui immagine è stata fermata nel tempo dallo scalpello immortale di Bertel Thorvaldsen: il suo nome è Maria Fjodorova Barjatinskaja nata von Keller. Nell’estate del 1818 il diplomatico russo, principe Ivan Ivanovic Barjatinskaja, si trovava a Roma con la moglie Maria, dagli alteri e distaccati tratti prussiani, e fu, in quell’occasione, che commissionò allo scultore danese il ritratto a figura intera della consorte. L’opera, secondo quanto riportato nel contratto del 4 agosto, avrebbe dovuto essere consegnata tre anni dopo, con il pagamento della somma di tremila scudi. Thorvaldsen avviò immediatamente la modellazione del busto e del bozzetto per far seguire, in autunno, la realizzazione dell’opera in altezza naturale. Nel 1819 la sua bottega iniziò la traduzione della statua in marmo, ma per motivi a noi sconosciuti non venne mai ritirata.
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Camillo Boito paragona la tecnica alle vedute della lanterna magica, quando non ancora si è trovato il giusto fuoco della lente: l’immagine già si distingue, ma è immersa in un vapore quasi aeriforme. Tutta la critica più progressista si trova d’accordo nell’apprezzare il quadro, nonostante rimproveri all’artista audaci scelte formali, individua proprio in quest’opera il punto di massimo equilibrio della sua sperimentazione linguistica.
Figlio di un orafo fiorentino, cresciuto in un ambiente in cui la precisione costituiva l'essenza del lavoro, Domenico Ghirlandaio (1449-1494) dipinse tra i più intensi ritratti dei personaggi dell'alta società fiorentina, portando alla scoperto la solarità e i valori positivi degli effigiati. Le sue opere si distinguono per un'eccezionale definizione dell'immagine, una messa a fuoco perfetta e un nitore elevatissimo. Per grandi imprese pittoriche fu chiamato anche in Vaticano, ma al di là della pittura sacra, eccelse per un amore neoplatonico per la figura umana,in cui pare rilucere l'Emanazione divina. Fu il primo maestro di Michelangelo Buonarroti
Si foggiò una maniera sottilmente evocativa e preziosa di ricercata ingenuità, fondendo variamente motivi archeologici (cretesi, etruschi, ecc.) presentati come archetipi di una fresca visione radicata nei ricordi dell'infanzia.