Un movimento innovativo che modificò il rapporto dell’arte con la tradizione, passando dal rifiuto propugnato dalle avanguardie ad una riconsiderazione, sia pure “laterale”. Enrico Giustacchini intervista Ida Gianelli
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Negli anni sessanta del Quattrocento Antonello da Messina maturava definitivamente acquisizioni ed esperienze di cultura figurativa fiamminga, da Van Eyck a Petrus Christus, esperienze che determinarono opere come il ritratto del Museo Mandralisca. Dinanzi a questo capolavoro assoluto, il problema della collocazione cronologica è di notevole importanza
Il ritorno al passato, le citazioni di Durer e della via tedesca al Rinascimento, il rinnovo della tradizione accademica, un'aderenza perfetta al realismo e alla figurazione. Scene di eroismo quotidiano, rappresentazione di un popolo povero, ma eletto. Fu anche in parte all'ordine del realismo - coincidente con il messaggio delle dittature - a frantumare - la figurazione a favore di linguaggi disgreganti e sintetici
Non è eccessivo nemmeno sottolineare il fatto che il pittore operava a Praga mentre nella stessa città viveva e cresceva Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924). E sembra simbolicamente non appartenente alla sfera del caso che entrambi siano morti, appunto nel 1924. E' a Praga che si esprime con l'acutezza che Kafka trasformerà nei vertici della letteratura novecentesca quel nichilismo, quella morte di Dio, quell'assurdo che spingono l'uomo in labirinti, in castelli d'incubo, in processi incomprensibili; ciò che manca all'uomo della modernità è la figura del Padre buono- che è Dio - , del qualche è rimasto solo un gigantesco calco negativo.