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Moses Levy. Donne e bambini. Le spiagge magiche e fatate degli anni Venti


 


Moses Levy, Luce Marina, 1917-1918, olio su tavola, cm 69x69, collezione privata
Moses Levy, Luce Marina, 1917-1918, olio su tavola, cm 69×69, collezione privata


Un’eccezionale quanto ragionata selezione di opere degli anni 1915-‘35 puntò a rievocare la Viareggio cosmopolita, magica e gaia di quel ventennio, eletta a luogo d’ispirazione, di passatempi e svaghi dall’elite culturale. Ed è in questo scenario, dove tutto è armonia, bellezza e “joie de vivre”, definito da D’Annunzio “il più bello dell’universo”, che la fervida fantasia di Moses Levy si alimenta, facendo rivivere sulla tela le sfumature del mare, il bianco candente degli ombrelloni, e i costumi variopinti delle bagnanti. Analogamente a un Picasso e a un Matisse in Costa Azzurra, egli fissa così la luce di quel mondo, cogliendone con rara percezione gli effetti nel cielo, nelle vele ondeggianti, negli aquiloni attraverso una straordinaria fantasmagoria di riverberi che finisce col farsi stile.

Moses Levy, Mareggiata, 1920, olio su tela, cm 60x120, collezione privata
Moses Levy, Mareggiata, 1920, olio su tela, cm 60×120, collezione privata



Dall’intimo dialogo con Viareggio, città prediletta che più di ogni altra ne ha influenzato la sensibilità visiva, la Fondazione Matteucci maturò l’idea della mostra dedicata a quella lunga e felice stagione balneare, durante la quale nessun altro meglio di Moses Levy è riuscito a tradurre l’immagine scintillante e ruggente di una società vacanziera e mondana, al passo con i tempi. 
Sono gli anni che vanno dal primo conflitto mondiale alla grande depressione, ma ad un quadro tanto drammatico la sua vena creativa reagisce decisamente controtendenza con opere fondamentali, destinate a definirne la fisionomia europea.

Moses Levy, Madre e bambini sulla spiaggia, 1920, olio su tela, cm 47x51, collezione privata
Moses Levy, Madre e bambini sulla spiaggia, 1920, olio su tela, cm 47×51, collezione privata


BIOGRAFIA
Nato a Tunisi nel 1885, Moses Levy si trasferisce in Italia con la famiglia all’età di dieci anni, mantenendo uno stretto legame con quella città dove trascorrerà frequenti soggiorni. Si forma nel clima fortemente creativo di una Versilia nella quale spiccano personalità di grande rilievo come Lorenzo Viani, Enrico Pea, Giacomo Puccini e Mario Tobino. Ed è in quel lembo di terra già conosciuto da Rainer Maria Rilke come luogo ideale di meditazione e ispirazione, che egli si afferma come raffinato interprete di una “poetica dell’intimismo” e della “vita vissuta”, per riprendere due felici definizioni di Carlo Ludovico Ragghianti.


Mentre s’intensificano i contatti con alcune delle personalità più ricettive dell’ambiente toscano – Plinio Nomellini, Felice Carena, Alfredo Müller, Elisabetta Chaplin – Levy partecipa alle rassegne della Secessione Romana del 1913-‘14, e la sua presenza a Viareggio diviene sempre più assidua. Qui è tra i sostenitori, con Carrà, de Chirico, Primo Conti, Depero e l’inseparabile Viani, delle prime esposizioni di “Arte d’Avanguardia” organizzate in estate all’interno del Casinò. Proprio in occasione di tali manifestazioni e di altre allestite nelle sale del Kursaal, presenta le radiose marine, caratterizzate da quell’inconfondibile luce e atmosfera d’iridescente fulgore destinata a segnarne la grande fortuna.