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Andrea Barretta, poesia e curatela. Viaggio nei segni decifrabili


di Andrea Barretta
Una mostra, patrocinata dal Comune di Corte Franca, in cui arte e poesia si raccontano lasciando pensieri e modi stereotipati a quel concettuale che impera in molte gallerie proponendo il nulla come semplice valore di mercato e nient’altro. Pensiamo, dunque, all’arte come risorsa e alla poesia come parola a sorreggerla in una contemporaneità destinata a diventare tirannicamente senza turbamento nella globalizzazione del brutto determinato da molti addetti ai lavori. E c’è l’urgenza di contributi critici che indichino un percorso nell’estetica che non sia un pregiudizio ma una possibilità ancora indispensabile, tanto che l’idea di questa mostra tende a ritrovare quanto può saziare la mente e l’anima nel segno che si fa pittura e il verso che invita alla riflessione proprio a denotarla.

Presenti sei artisti contemporanei, un poeta e sculture dei maestri Bruno Cassinari e Tommaso Gismondi, attraverso “tracce e forme tra colori” in terra di Franciacorta baciata dal fulgore della natura che materializza nella grazia delle colline e nell’armonia dei vigneti. Non solo. L’esposizione apre un orizzonte sul contesto dell’arte italiana nei rapporti tra dati visivi che permetta la fruizione delle opere in una eterogenea parabola artistica, da Barbara Cancelli a Giovanni Cristini, Pier Luigi Ghidini e Silvana Lunetta a Riccardo Prevosti con Ezio Zingarelli, in dialogo con il poeta Umberto Chiusi.
Il tema è la ricerca del reale nella ragione oltre l’esercizio di un linguaggio da sperimentare, e costruire una nuova “apparenza” come per una ulteriore sintassi che può verificare solo l’artista, mentre il legame è proprio la dinamica di esperienze diverse che andranno a convogliarsi anche nel prestigioso Catalogo dell’arte moderna 2017/2018 edito da Giorgio Mondadori in cui questi artisti saranno presenti.
“Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione” sosteneva Henri Matisse, e come dargli torto in una specifica prevalenza fin dall’antichità, oltre al suo valore nel fornire impronte che conducono in una relazione con l’incorporeità e l’esistenza stessa, sviluppate nei successivi processi non solo pittorici in un’evoluzione nei diversi ambiti. Così come sono riconosciuti i significati simbolici della parvenza rispetto alla configurazione nell’espressività creativa che rappresenta l’intuizione e la curiosità, la commozione e l’effimero, l’archetipo dell’arte che si perpetua da secoli. Perché è il colore che dà forma alla sensazione di ciò che guardiamo a scandire i momenti di trasformazione dell’arte nelle tendenze del XX secolo, dall’impressionismo all’espressionismo fino al postmoderno, tanto da assumere un’accezione rilevante anche in ambito letterario.
La mostra, dunque, presenta osservazioni differenti della tangibilità ma con linguaggi stilistici riconducibili a dimostrare una capacità aggregante tra loro, fino a evocare una forza comunicativa di grande suggestione, in un cammino espositivo che, pur andando dal figurativo all’astrazione, dall’informale alla grafica, crea un rapporto per mezzo della “forma” che proprio – e ancora una volta – nella tavolozza trova il suo collante, nell’equilibrio cromatico che Kandinskij spiegava come possibile rappresentazione della “realtà spirituale prescindendo da qualsiasi allusione oggettiva”, alludendo al colore dotato di un intrinseco valore trascendente. E lo spettatore ne resterà preso nello sguardo verso l’attesa dell’impenetrabile che s’apre su invenzioni come scenografia che chiama a entrare tra le quinte, e sembra suggerire una frequentazione mediata con l’ansia del creare. Poi, la sorpresa dello svelare, la gioia della celebrazione vivibile dove la pittura, la scultura e gli assemblaggi dei giorni del nostro vivere quotidiano convergono su un punto dove la poesia declama l’integrazione in un’associazione aggregativa che è esattamente il senso di questa mostra.
Ho, dunque, scelto e invitato un gruppo eterogeneo di artisti che però condividono l’interesse comune a dare importanza alla loro attività non come mestiere ma per quanto far emergere nella bellezza che sia tensione nella visione identificante di una produzione in chiave intimista. Un viaggio nelle arti come itinerario in un compendio da cui trarre spunto in una sorta di richiamo per esorcizzarne i mali prodotti dall’uomo in un’epoca che tutto distrugge, anche l’arte. Quasi a cogliere il nostro vivere, e andare verso il presente che è già futuro, voltando pagina e allargando il proprio punto di vista in agglomerate emanazioni di luce e guizzi sinuosi, in una impaginazione semantica da cui discendono elementi anelanti.
Insieme, allora, due maestri dell’arte moderna, sei artisti contemporanei e un poeta, in una varia inventiva che richiama un’indagine di opere e tendenze assimilabili che comunque hanno guardato a preludi riconducibili a narrative che non trascurano la verità di poter intervenire sulla realtà, qui vista non solo come rappresentazione ma come occhio del corpo. E un legame questi artisti l’hanno anche per una reciproca conoscenza attraverso le loro personali tenute alla “Galleria ab/arte” di Brescia, con un’amicizia ormai consolidata e con uno scambio culturale e artistico a confermare un confronto in aspettative e possibilità di manifestare l’arte in ogni sua valenza.
Raffronti di appartenenza in una coesione nella poetica del vero non mistificato, per una rassegna ricca di ispirazione che svela sentieri inaspettati nella difficoltà di definizione, e documenta tappe stilistiche di un germinante gergo non solo pittorico nei ritmi di selezionati lavori che caratterizzano un momento pieno di mutamenti.
Sono i principi di una diversa antropologia cui guarda la cultura che pure muove le sue scelte, ma richiede un’attenzione particolare per fugare l’enigmaticità di alterazioni metamorfiche tra malie e inquietudini della nostra anima, nei suggerimenti di una mostra che è arte colta, che non disdegna l’immaginifico e non dimentica quanto è possibile comunicare con chi non ha voce per superare il silenzio. Così, “Tracce e forme tra colori e poesia in Franciacorta” apre dimensioni capaci di percezioni stilistiche in un luogo dove disegnare altre vie, per tradurre una natura meravigliosa intesa come teofania di una modernità che lacera arcaiche illusioni in una storia in fuga, almeno per il compito dell’arte che dovrebbe essere quello di risvegliare la coscienza del mondo. E tutto questo in un territorio votato al “fare” come identità di rilievo tra passato e presente, dove molto è stato evocato ancora nel nome della bellezza ma questa volta da preservare nel rispetto e nel recupero di un rapporto con un paesaggio immanente che la Franciacorta esprime.
A emergere è l’essenziale librato nello spazio, nell’accenno di ambienti che cedono il passo alla gestualità che si esaurisce là dove il contorno è assente o si rafforza dove testimonia il vigore nel carattere che incontra i valori della superficie e quelli del volume. Il punto focale è allora lo spazio visivo in cui il colore si fa forma e viceversa, in una appropriazione reciproca che l’identifica e ne documenta l’evoluzione, come per la ricerca nei contrasti a produrre la semplificazione nel confronto con la materia. Il seme dato poi porterà molto frutto, e troverà altre soluzioni quando sarà soltanto traccia nell’identificarsi con le riflessioni su paesaggi reali o immaginari, sul segno e sulla prospettiva.
Ecco, dunque, che all’interno di questo contesto così variegato, individuale ma pienamente accessibile, troviamo la sinergia entro opere dell’uomo e della natura che conducono alla manifestazione di un inno a un’epifania creatrice, come forza nell’originalità e, soprattutto, dell’ascolto che si fa consapevolezza, perché il “bello” da cogliere è principalmente in noi, nel fine dell’arte che è quello di stimolare l’universalità di un medium tra quanto osserviamo e i sensi interpretativi. E, nel nostro caso, s’aggiunge il fascino della Franciacorta, località in cui emergono memorie legate alle emozioni nel ruolo della tradizione attorno alla modernità.
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Giovedì 14 settembre alle 20, a Villa Calini in Coccaglio (Brescia), Via Ingussano 19,
inaugurazione della mostra d’arte “Barbara Cancelli e l’arte di dipingere la realtà”
Presentazione di Andrea Barretta. Intervengono Franco Claretti, sindaco di Coccaglio
Silvia V. Borra, assessore alla cultura La mostra resterà aperta fino al 23 settembre con i seguenti orari: lunedì e mercoledì 12/15,30, martedì chiuso, da giovedì a domenica 12/22,30
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