Press "Enter" to skip to content

Andrea Brustolon – Secondo Balzac fu il Michelangelo del legno


brustolon
 
Abbiamo intervistato Anna Maria Spiazzi, che curò gli sudi e la mostra  dedicata a Brustolon, allestita a Belluno
 
Come attestano le cronache, Andrea Brustolon, nato a Belluno nel 1660, si trasferisce presto a Venezia. Quanto ha inciso questa scelta sulla sua opera?
Indubbiamente la formazione veneziana ha segnato in modo indelebile la cultura e lo stile di Brustolon che, sin dai lavori giovanili, assunse le istanze del rococò veneto della seconda metà del XVII secolo. Ma un ruolo altrettanto incisivo va riconosciuto a Filippo Parodi, scultore genovese che diffuse nella città lagunare la sensibilità berniniana, dalla quale Andrea rimase ammaliato: lo attesta il virtuosismo della Cassa reliquiario di Santa Teodora, impreziosita da una decorazione a racemi leggiadra ed elegante che tanto ricorda gli intarsi del grande maestro romano.
 
Come il padre Jacopo, Brustolon scolpì prevalentemente il legno: quali vantaggi offre questo materiale rispetto al marmo o al bronzo?
Il legno è particolarmente adatto ad esprimere l’enfasi e la magniloquenza della scultura barocca: la sua duttilità consente di eseguire decorazioni floreali che simulano in maniera stupefacente lo stucco e non hanno nulla da invidiare agli ornamenti marmorei. Oltre al cirmolo e all’ebano, rari e pregiatissimi, Brustolon modellò anche il bosso, decisamente meno malleabile. Un esempio della straordinaria perizia con cui l’artista lavorò questo materiale è offerto dai due seggioloni intarsiati in madreperla, appartenenti ad una serie di quaranta sedute destinate alle dimore patrizie.
Passiamo ai bozzetti in argilla: si tratta di prove preliminari alla produzione in legno o piuttosto di opere compiute, concepite in funzione di una fruizione privata?
I bozzetti in argilla chiariscono il modus operandi dell’artista e dimostrano come il mezzo plastico risultasse per lui un canale privilegiato. Molti di essi furono propedeutici ai lavori lignei ma altrettanti, soprattutto quelli eseguiti nei primi due decenni del Settecento, devono essere considerati come creazioni autonome, fruibili da un ristretto pubblico di estimatori ed appassionati.
Per quale motivo Brustolon viene considerato un anticipatore del neoclassicismo?
Nelle grandi pale d’altare della chiesa di San Pietro a Belluno, la Crocifissionee la Morte di san Francesco Saverio, Andrea elabora una perfezione stilistica e compositiva che prelude all’età neoclassica: rispetto agli altari realizzati sul finire del XVII secolo, queste opere presentano un intaglio meno altisonante e barocco, palesemente ispirato alla scultura rinascimentale.Ovviamente non bisogna pensare ad un confronto diretto con il gusto neoclassico, ma piuttosto ad una raffinata esercitazione, ad una sperimentazione continua che attinge anche alla pittura di Agostino Ridolfi e Sebastiano Ricci.
Rispetto a quella sacra, la produzione profana ha garantito allo scultore maggiore libertà espressiva?
Confrontare l’arte sacra con quella profana significa leggere i principi interni alla concezione e alla progettazione di un’opera. Per cominciare, dobbiamo considerare le rispettive “fonti”: i testi biblici per la produzione religiosa, riferimento obbligato ed imprescindibile, e i libri di simbologia per le citazioni allegoriche – uno su tutti, l’Iconologia del Ripa -. Se il rigore richiesto dal tema sacro vincola l’ideazione di un lavoro, la libertà di esecuzione rimane comunque intatta: cosicché, tanto nella rappresentazione di angeli e santi quanto in quella di scene mitologiche Brustolon arrivò a soluzioni stilistiche inedite e originali.
Dopo la morte di Brustolon (1732), la sua arte è inspiegabilmente caduta nell’oblio, per essere riscoperta un secolo più tardi: come spiega questa “amnesia”?
Dev’essere messa in relazione con l’evoluzione che interessa la seconda metà del Settecento e che porta all’affermazione del gusto neoclassico. La riscoperta di Brustolon avvenne per due ragioni distinte ma compresenti: la valorizzazione dello scultore da parte di intellettuali francesi, entusiasti acquirenti delle sue creazioni – come Balzac, che definì Andrea “il Michelangelo del legno” -, e il recupero della sua personalità effettuato dalla letteratura storico-critica ottocentesca italiana, protesa alla ricostruzione dei profili biografici degli artisti nazionali con il corredo di scrupolosi indici delle opere.
 
Andrea Brustolon, Catalogo Skira.