Press "Enter" to skip to content

Dalì urlò: "Guardate! C’è una piccola bara nascosta nell’Angelus di Millet". Le ricerche


PUOI RICEVERE GRATUITAMENTE, OGNI GIORNO, I NOSTRI SAGGI E I NOSTRI ARTICOLI D’ARTE SULLA TUA HOME DI FACEBOOK. BASTA CLICCARE “MI PIACE”, SUBITO QUI A DESTRA. STILE ARTE E’ UN QUOTIDIANO , OGGI ON LINE, FONDATO NEL 1995
angelus
Questa strana vicenda si lega alla presunta presenza di una piccola bara – poi nascosta dal pittore – ai piedi dei due contadini in preghiera, nell’Angelus di Jean-François Millet.  un dipinto a olio su tela (55×66 cm) realizzato tra il 1857 ed il 1859. Salvador Dalì, osservando il quadro in modo ossessivo, rapito da qual momento di silenzio argentato che precede la pienezza della sera e scivolano le ombre sella notte, ne fece un oggetto di ricerca spasmodica. Ad esso dedicò anche un libro ” Il tragico mito dell’Angelus di Millet”.  Del resto nel 1932, attratto dalla forza dolce e magnetica del dipinto, uno squilibrato aveva gravemente deturpato la tel. Ma cosa nascondeva di misterioso e di psicologicamente sconvolgente  quel quadro?A giudizio di Dalì  l’opera non rappresentava semplicemente un momento di preghiera serale, al termine dela lavoro nei campi ma una veglia funebre sulla bara di un bambino.

La presenza della bara in sottotraccia sarebbe stata in grado, a giudizio di Dalì,  di conferire alla tela, sotto la pacatezza di superficie,  un’emanazione drammatica dirompente, al di sotto della strana calma rassegnata, del silenzioso raccoglimento a cui si piegano i due protagonisti Così analizzò il quadro incessantemente e, considerata la propria notorietà, ottenne che il Louvre,  nel 1963, ordinasse una radiografia per comprendere se la bara, inizialmente dipinta, fosse stata trasformata in una cesta. In effetti la radiografia mostrò la presenza sottostante di un parallelepipedo. L’artista fu entusiasta per la sua intuizione. Al quadro dedicò anche un dipinto, ma con il passare del tempo l’idea di Dalì fu ridimensionata, fino a d essere lasciata cadere o a considerarla come una vivida proiezione del pittore surrealista.Se essa appare ancora in certe fonti, non esiste, ad esempio, nella scheda del muso d’Orsay in cui  il quadro è ora conservato, nè la radiografia del 1963 è visibile nel web. Nel 1865, Millet racconta: “L’Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l’angelus in memoria dei poveri defunti”. E il parallelepipedo somigliante a una bara? Poteva essere un semplicice disegno di ingombro, poi affinato da Millet e trasformato nella cesta. O L’artista tacque sul meccanismo psicologico sotteso all’opera, non rivelando di aver reso più intenso l’angelus, pensandolo in un primo momento come preghiera ad un piccolo defunto?
Inizialmente commissionato dal magnate americano, Thomas G. Appleton, l’opera fu completata durante l’estate del 1857. Forse non fu un soggetto preso dal vero, ma una pittura di ricordo. Successivamente aggiunse un campanile e cambiò il titolo iniziale dell’opera, da “Preghiera per il raccolto di patate” ad ‘”Angelus”.
L’Angelus è una preghiera cattolica in ricordo del mistero dell’Incarnazione.
Il nome deriva dalla parola iniziale del testo in latino, Angelus Domini nuntiavit Mariae. Consiste di tre brevi testi che raccontano tale episodio, recitati come versetti e responsorio ed alternati con la preghiera dell’Ave Maria.
Tale devozione viene recitata tre volte al giorno, all’alba, a mezzogiorno ed al tramonto. In tali orari una campana, talvolta detta “campana dell’Angelus” o “campana dell’Ave Maria”, viene suonata.
Aveva già questo riferimento universale, quando, nel 1859, il quadro fu consegnato all’acquirente.  Esposto per la prima volta al pubblico nel 1865, il dipinto fu acquistato e rivenduto da diversi collezionisti. Morto Millet, dieci anni dopo, si scatenò una guerra di offerte tra Francia e Stati Uniti, che terminò alcuni anni dopo con un prezzo di 800 000 franchi in oro e il rientro del quadro in patria. La differenza tra il valore economico del dipinto e lo stato di povertà in cui versava la famiglia dell’artista fu un elemento che diede impulso all’invenzione del diritto di seguito o di successione, una legge che compensa – se vuoi saperne di più digita diritto di seguito nello spazio di ricerca di stile arte, in alto a destra  –  e gli artisti o i loro eredi, ogni volta che un’opera viene rivenduta.
[divider]
LEGGI: “GLI INCUBI SESSUALI DI DALI'” CLICCANDO SUL LINK AZZURRO

 
 
 
 
 
www.stilearte.it/dali-sex-show/
 
LEGGI: “DALI’ E L’OSSESSIONE PER IL DEMONIO” CLICCANDO SUL LINK AZZURRO
cristo-dalì
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
www.stilearte.it/salvator-dali-scolpi-un-crocifisso-da-donare-al-suo-esorcista/
 
LEGGI: “DALI’, L’OSSESSIONE PER IL CIBO E PER LE UOVA” CLICCANDO SUL LINK AZZURRO

 
 
 
 
 
 
www.stilearte.it/salvador-dali-lossessione-del-cibo-da-aspirante-cuoco-alle-opere-darte/
 
[divider]

PUOI RICEVERE GRATUITAMENTE, OGNI GIORNO, I NOSTRI SAGGI E I NOSTRI ARTICOLI D’ARTE SULLA TUA HOME DI FACEBOOK. BASTA ANDARE IN ALTO, A A DESTRA, DELLA PAGINA, SOTTO LA SCRITTA “SEGUICI SU FACEBOOK” E CLICCARE “MI PIACE”. STILE ARTE E’ UN QUOTIDIANO , OGGI ON LINE, FONDATO NEL 1995