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Anticipazioni | L’ARMONIA DEL VERO. Vita e paesaggi tra terre e acque 1842/1932




[box type=”note” ]L’ARMONIA DEL VERO. Vita e paesaggi tra terre e acque 1842/1932
Piazzola sul Brenta, Villa Contarini
Dal 10 settembre al 30 novembre 2015
Biglietteria tel. 049 5590347
Segreteria tel. 049 8778272–73 – fax 049 8778275
E-mail villacontarini@regione.veneto.it
ORARI DI APERTURA
Dal 1° marzo al 31 ottobre
Tutti i giorni (domeniche e festivi compresi)
dalle ore 9.00 alle ore 19.00
chiusura biglietteria ore 18.00
Mercoledì chiuso
Dal 1° novembre al 29 febbraio
Tutti i giorni (domeniche e festivi compresi)
dalle ore 10.00 alle ore 16.00
Mercoledì chiuso
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[googlemap src=”” align=”alignright” ]Un duplice motivo per non perdere una grande mostra, L’armonia del vero. Vita e paesaggi tra terre e acque (1842-1932), a cura di Luisa Turchi: la qualità dell’esposizione innanzitutto, una delle più importanti e nuove sino ad oggi allestite sulla pittura veneta di genere e di paesaggio tra Otto e Novecento, e poi il contenitore, la sontuosa Villa Contarini, una vera e propria reggia, più che una “normale” villa veneta, a Piazzola sul Brenta, nei dintorni di Padova.

L’esposizione, promossa dalla Regione del Veneto nell’ambito delle iniziative per Expo, prenderà il via il 10 settembre e si potrà visitare sino al 30 novembre.
“Veneto, mondo novo” è lo slogan che la Regione ha scelto per Expo 2015. Ed è questo “mondo nuovo”, raccontato nella sua quotidianità di vita e di ambiente, moderno ma con radici antiche, che la mostra di Villa Contarini ci fa conoscere, attraverso le opere di eccellenti maestri della “pittura del vero” nel Triveneto, noti in Italia e all’estero tramite Esposizioni d’arte nazionali e internazionali dell’epoca e ancora oggi presenti in musei, gallerie e fondazioni.
Luisa Turchi ha selezionato tele che descrivono, infatti, la vita popolare, il paesaggio lagunare e agricolo dell’entroterra veneto, quello che ebbe nelle campagne e nelle grandi ville, con i loro lussureggianti giardini, il suo fulcro.
Un percorso scandito da sessantacinque dipinti, noti e meno noti, della metà dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, provenienti da importanti collezioni: opere documentate, alcune delle quali molto famose e tutt’ora patrimonio privato e quindi difficilmente godibili al pubblico.
Due i filoni principali del racconto espositivo. Il primo ci introduce nell’ambito delle scene di genere a carattere aneddotico che obbediscono ai criteri del “Vero” e della contemporaneità, ritraendo il popolo nelle sue abituali occupazioni giornaliere, nella quiete domestica delle case in Silvio Giulio Rotta, Giuseppe Barison e Vittorio Emanuele Bressanin, nell’affaccio alle finestre o al balcone di eleganti gentildonne, da Eugenio De Blaas e Stefano Novo a Virgilio Costantini, nelle piazze animate di città o nell’atto di esercitare i mestieri, in Cecil Van Haanen, Angelo Dall’Oca Bianca e Cesare Laurenti, in giro per gli assolati e vivaci “canali” con le imbarcazioni tipiche in Antonio Paoletti, Leo Franz Ruben ed Egisto Lancerotto o in serene passeggiate sul lago di Garda, in Napoleone Nani.

Napoleone Nani: Passeggiata sul lago, olio su tela, cm 59 x 87,5, Padova, collezione privata
Napoleone Nani: Passeggiata sul lago, olio su tela, cm 59 x 87,5, Padova, collezione privata

Di gusto differente, ma egualmente scene di genere, sono quelle incentrate sul revival settecentesco, che hanno il sapore delle commedie goldoniane, con dame e gentiluomini in costume e in posa, in amabili conversazioni nei salotti borghesi e in piazza San Marco o impegnati in passatempi come “la caccia di farfalle”, in Giacomo Favretto, Alessandro Milesi, Oreste Da Molin e Silvio Giulio Rotta, oppure a passeggio nel verde dei parchi, così ben eternati da una pittrice di fama europea dalla vocazione paesaggistica quale Emma Ciardi.
La campagna e l’entroterra montano sono indagati nelle scene bucoliche di pittori quali Noè Bordignon, Pietro Pajetta e Luigi Cima.
Grande protagonista della mostra è poi il passaggio dal vedutismo al “Vero” come trapasso dal paesaggio tradizionale concepito ancora secondo una visione prospettica canalettiana a quello en plein air rivisto in un’ottica elegiaco-sentimentale, non esente da influssi nordici e declinazioni macchiaiole e impressionistiche.
La Venezia dell’epoca rivive così nella monumentalità altisonante del Canal Grande e di Piazza San Marco con Palazzo Ducale e Riva degli Schiavoni attraverso le vedute cristalline di Carlo Grubacs, Federico Moja, Antonietta Brandeis e Rubens Santoro, o in quelle che uniscono alla ricerca di aspetti luministici una sensibilità d’ispirazione romantica, di Luigi Querena, Friedrich Nehrlich (Nerly) e Ippolito Caffi.
Guglielmo Ciardi: Vele in laguna, olio su tela, cm 34,5 x 55, Padova, collezione privata
Guglielmo Ciardi: Vele in laguna, olio su tela, cm 34,5 x 55, Padova, collezione privata

La laguna e l’entroterra veneto, con i canali baluginanti solcati dai bragozzi dei pescatori al lavoro, i casoni da caccia e da pesca, vengono successivamente esplorati dai pittori in diverse stagioni e in condizioni differenti di luce, secondo le ore della giornata: fondamentale in tal senso l’apporto del grande maestro Guglielmo Ciardi e Luigi Nono. Il realismo si accompagna ad un gusto più intimistico, dando luogo ad un tipo di paesaggio lirico in cui la presenza umana si attenua e la natura, interiorizzata, assurge a rappresentazione di uno stato d’animo universale, come in Pietro Fragiacomo. Visioni atemporali silenziose e rarefatte, di luce riflessa e crepuscolare, come in Giuseppe Miti Zanetti, si accompagnano a “impressioni” pittoriche dalle luci brillanti e a colorazioni più ardite, quale quelle di Beppe Ciardi, fino a giungere a Pieretto Bianco, in cui la pittura del “vero” connessa al figurativo si inserisce ormai nel filone del sintetismo decorativo ed espressionista, aprendo la strada a nuove armonie e dissonanze che nasceranno con la nuova pittura contemporanea.
Emma Ciardi: Campagna a Refrontolo, olio su tela, cm 55,5 x 75, Padova, collezione privata
Emma Ciardi: Campagna a Refrontolo, olio su tela, cm 55,5 x 75, Padova, collezione privata