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Posts published in “arte curiosità”

Cosa sono cretto e craquelure nei quadri. Come prevenirli, come li realizzano nei falsi

Al di là dell'utilizzo dei prodotti in commercio, vernici finali che spezzano l'unità del film pittorico, che devono essere poi cosparse di colore scuro che mascheri il cretto troppo profondo, i falsari utilizzano metodi più sofisticati, utilizzando pigmenti e olio di lino anzichè i colori dei tubetti. Aggiungono minori quantità di olio di lino e aumentano i solventi che, una volta evaporati, creeranno le crepe. I quadri vengono passati al forno e messi in freezer più volte di seguito affinchè siano create in poche settimane, in modo concentrato le escursioni termiche che avvengono normalmente in molto tempo.

1552, il più grande re tennista della storia già a due anni esibiva la racchetta

La prima rappresentazione pittorica di una racchetta cordata è in questo ritratto del futuro Carlo IX all’età di due anni, risalente al 1552. L’opera sembra anticipare le propensioni del sovrano, che da adulto sarebbe diventato un incallito praticante di paume, l’odierno tennis. Nel 1572, quando gli fu comunicata la notizia dell’inizio della strage di san Bartolomeo, egli era appunto impegnato al Louvre nella sua attività preferita. Le cronache ci dicono che reagì urlando: “Sempre nuovi fastidi!” e scagliando lontano l’inseparabile racchetta

Susanna e i vecchioni nell’arte: molestie, libidine, fedeltà. I pittori e la storia. Il video

La storia di Susanna e i Vecchioni, narrata nel libro biblico di Daniele, si misura con il tema della calunnia e del premio che il Signore dà a chi persevera nel Bene, nonostante le accuse e i falsi giudizi lo mettano gravemente alla prova. La vicenda è pure esaltazione della purezza matrimoniale, della fedeltà e della castità e, al tempo stesso, intende sradicare maldicenza e calunnie, diffuse nelle società di ogni tempo. Susanna abitava in Babilonia ed era la bellissima e casta moglie del fortunato Ioakin. Era nel suo giardino e stava curando il proprio corpo quando due vecchi, giunti furtivamente nel parco...

Le bolle di sapone nell'arte. Quadri meravigliosi di leggerezza e vanità. Ma non solo…

Simbolo della fragilità, della caducità delle ambizioni umane, della vita stessa, fin dal Cinquecento, le bolle di sapone hanno affascinato generazioni di artisti per quei giochi di colore che si muovono sulle superfici saponose, per la loro lucentezza, per la loro leggerezza. Ma non è stato solo un sogno inutile, di gioia infranta. Sulle bolle abbiamo costruito un mondo di trasparenze, abbiamo iniziato a fare i primi esperimenti del volo. Abbiamo visto la realtà apparente deformata da un'utopia realizzabile

Perchè tante modelle fatali nella pittura avevano i capelli castani con i riflessi rossi?

Roux!, questo il titolo di una mostra parigina che proprio al colore fatale è stata dedicata, negli spazi del museo di Jean-Jacques Henner, altro sensualissimo pittore. Naturalmente c'è anche tutto il versante nel novecento, tra i capelli con sfumature ramate. Da David Bowie, passando da Sonia Rykiel o Pel di carota la mostra parigina ha offerto un viaggio tra i riflessi sensuali delle capigliature

Sai cosa sono i coperti dei quadri?

Il coperto aveva pertanto la funzione di copertina, in alcuni casi dotata di un valore simbolico in quanto anticipava o si metteva in correlazione semantica con il dipinto sottostante. Secondo Bernard Aikema la pratica era molto diffusa. Perfino un’opera fondamentale come La Vecchia di Giorgione sarebbe stata usata per un periodo, e ciò emerge da fonti archivistiche, quale copertura di un dipinto inventariato come “Homo con una veste de pelle negra” di autore ignoto; già nel 1567, tuttavia, il dipinto possedeva la cornice autonoma e aveva perso la funzione originaria

C’è un morto nel ritratto. Come riconoscere presenze funebri nei dipinti. Finestre, alberi, tempeste

La pittura del Cinquecento si misurò con i volti delle persone defunte. Ma per suggerirne la nuova, eterna
condizione, distinguendo l’effigie dello scomparso dall’immagine di una persona ritratta in vita, utilizzava un linguaggio simbolico che faceva uso di alberi spezzati, di figure spettrali e di tempeste.Ecco alcuni esempi

Come funzionava la bottega di un pittore antico? Diverse figure, diverse funzioni. L'analisi dei ruoli

Gli studi dei pittori cinquecenteschi non erano come gli atelier che noi immaginiamo, quelli dei pittori del romanticismo, dell'impressionismo o delle avanguardie, nei quali il ruolo dell'artista veniva svolto, in buona parte, in titanica solitudine. Per affrontare lavorazioni complesse e per produrre un elevato numero di pezzi, il pittore si dotava di diversi lavoranti, alcuni mantenuti, a livello di cibo e alloggio, altri minimamente salariati. Inoltre disponeva di lavoratori che si occupavano dei supporti e dei lavori di falegnameria. E di allievi che potevano essere garzoni di bottega o studenti paganti - com'era Caravaggio, nella bottega di Peterzano -. Alcuni garzoni diventavano poi collaboratori del maestro, nell'ambito pittorico. Preparavano i fondali oppure impostavano i dipinti, sino quasi a finirli. Il maestro controllava e dava il proprio assenso. Poteva intervenire, anche rapidamente, per migliorare l'opera. Il lavoro, nella bottega antica, era più simile a quello di una factory warholiana in cui si lavorava in gruppo, ma tutto quanto uscisse dalla bottega recava il marchio del maestro che a un antro di un artista misantropo

Ecco i demoni del peccato che apparvero a Costanza, protettrice del Caravaggio

La crisi e la depressione di Costanza erano profonde. Il direttore spirituale la affronta con lettere durissime poichè lei riceve uomini in camera da letto e non insegna alla figlia più grande la distanza che deve tenere con gli uomini; in più partecipa alle salottiere letture di romanzi amorosi, durante serate in cui uomini e donne condividono la sala. L'eco del disagio profondo e della depressione in cui versa Costanza riverberano nelle lettere del suo direttore spirituale. Si sente forse posseduta dal demonio se i suoi pensieri sono legati alla carne e all'amore?

Giovanni Santi e Isabella d'Este, storia del padre di Raffaello e di due ritratti perduti

Il padre del Divin fanciullo venne ingaggiato dalla Marchesa di Mantova. alla strenua ricerca di "un'effigie naturale". Il pittore lasciò Urbino, giunse nella città padana, impostò due tondi con i volti di Isabella e del cognato, ma fu costretto a rientrare nella città d'origine, a causa di una grave malattia. Quando morì, dopo pochi mesi, nessuno riuscì a trovare i due dipinti ai quali mancava solo l'intervento finale