Un personaggio oscuro con un cappello da pellegrino in un’inquietante locanda. In un clima da “noir” ante litteram Moretto dipana una pittura sconvolgente con il fine di creare suspense nello spettatore. I meccanismi retorici della narrazione filmica trovano anticipazioni straordinarie nella storia dell'arte antica
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L’occhio scientifico e il rigore matematico svelano il carattere e la formazione del talento di Giuseppe Maria Crespi, uomo del suo tempo e primo ammiratore delle Grazie naturali. Ma questo quadro potrebbe nascondere una valenza simbolica relativa alla vita del proprietario della pianta, il quale…
Il cane simboleggia il guardiano coraggioso che lancia l’allarme contro le notturne insidie del Maligno. Ed è trasparente metafora della fedeltà dell’uomo al suo Creatore. Poiché il dovere del cane è di difendere il proprio padrone e di abbaiare quando lo si attacca, è biasimevole quando rimane muto. Così i pastori infedeli sono citati nei nostri libri sacri come sentinelle cieche che dimorano nell’ignoranza, cani che non sanno abbaiare e che si addormentano. “Tali erano, riprende San Gerolamo, gli scribi ed i farisei, ciechi che conducevano altri ciechi nell’abisso; cani muti che invece di custodire il gregge del Signore e di abbaiare per difenderlo non pronunciavano che menzogne”.
Giovanni Bellini, con mirabile sintesi affettiva e semantica, riesce a trovare il punto di raccordo tra l'amore filiale-meterno e il mistero della Trinità. Il dipinto conosciuto come Madonna del pollice, una tavola conservata alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, si presenta come una delle opere di tutti i tempi, in cui meglio è prospettata l'intensità del legame fisico e psicologico tra la Madonna e Gesù Bambino
La presenza delle signore sui balconi o tra i vetri era regolamentato, nel passato, da ferree norme morali, che oggi abbiamo dimenticato. Le “donne per bene” potevano liberamente mostrarsi alla finestra soltanto in alcuni periodi, ma con un abbigliamento che ne denotasse la condizione sociale e che evitasse ogni fraintendimento. Quando i cambiamenti non ci fanno comprendere appieno il significato dei quadri
Per essere libera prese i voti da suora. Così Lucrina Fetti poté dipingere con il fratello. Le opere
Giustina Fetti, rinunciò, come quando s'entrava in Ordini e congregazioni, al proprio nome per assumerne uno nuovo, legato a una particolare devozione personale o a cristiani esemplari. Il nome nuovo, giunse il giorno in cui si fece suora, nel 1614, nel convento francescano di Santa Orsola di Mantova. Trascorse l'infanzia a Roma, come il celeberrimo fratello Domenico Fetti e da lui apprese l'arte della pittura, attività che prosegui anche indossando il sacro abito poichè, in quel periodo, in seguito alla Controriforma, molte scene evangeliche o bibliche andavano dipinte non più con concessioni alla fantasia o alla consuetudine, ma nel serrato confronto con la verità del dettato del libro sacro. Lucrina pertanto. mentre il fratello, a Mantova, diveniva un ottimo pittore amatissimo dei Gonzaga, proseguiva l'attività della famiglia, pur in convento