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Posts published in “Pittura antica”

Cena in Emmaus – La scelta del thriller nel quadro di Moretto, regista del Cinquecento

Un personaggio oscuro con un cappello da pellegrino in un’inquietante locanda. In un clima da “noir” ante litteram Moretto dipana una pittura sconvolgente con il fine di creare suspense nello spettatore. I meccanismi retorici della narrazione filmica trovano anticipazioni straordinarie nella storia dell'arte antica

Crespi fissò in eterno gli istanti di gioia dell’aloe. Che fiorì e mori nello stesso giorno

L’occhio scientifico e il rigore matematico svelano il carattere e la formazione del talento di Giuseppe Maria Crespi, uomo del suo tempo e primo ammiratore delle Grazie naturali. Ma questo quadro potrebbe nascondere una valenza simbolica relativa alla vita del proprietario della pianta, il quale…

Abbaiando al peccato. Il cane nell’iconografia cristiana e nella Bibbia

Il cane simboleggia il guardiano coraggioso che lancia l’allarme contro le notturne insidie del Maligno. Ed è trasparente metafora della fedeltà dell’uomo al suo Creatore. Poiché il dovere del cane è di difendere il proprio padrone e di abbaiare quando lo si attacca, è biasimevole quando rimane muto. Così i pastori infedeli sono citati nei nostri libri sacri come sentinelle cieche che dimorano nell’ignoranza, cani che non sanno abbaiare e che si addormentano. “Tali erano, riprende San Gerolamo, gli scribi ed i farisei, ciechi che conducevano altri ciechi nell’abisso; cani muti che invece di custodire il gregge del Signore e di abbaiare per difenderlo non pronunciavano che menzogne”.

Come leggere i simboli nascosti in un quadro sacro. Animali, piante, paesaggio e Tempo

L’indizio principale dell’azione di un sottotesto è costituito dall’evidenza di elementi che, per quanto descritti con grande precisione naturalistica - secondo il doppio registro leonardesco di soavità degli umani tratti e della minuziosa attenzione alle fisiche verità del mondo - si sottraggono a una logica di pura descrizione della realtà. L’uva, la neve, la viola e la nudità del Bambino sono stagionalmente inconciliabili. La valenza dell’apparato simbolico, nell’ambito delle finalità del dipinto, è pertanto superiore alla necessità realistica di configurare un’unità di tempo e di luogo

Madonna del pollice di Giovanni Bellini – Il messaggio nascosto. Scopriamolo

Giovanni Bellini, con mirabile sintesi affettiva e semantica, riesce a trovare il punto di raccordo tra l'amore filiale-meterno e il mistero della Trinità. Il dipinto conosciuto come Madonna del pollice, una tavola conservata alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, si presenta come una delle opere di tutti i tempi, in cui meglio è prospettata l'intensità del legame fisico e psicologico tra la Madonna e Gesù Bambino

I segreti astrologici di palazzo Schifanoia a Ferrara

Le divinità, le stelle e gli uomini. Il ciclo dei mesi di palazzo Schifanoia, a Ferrara, costituisce un gigantesco apparato astrologico-celebrativo, che venne dipinto tra il 1469 e il 1470, con rapidità, da un gruppo di artisti locali, reclutati affinché fosse degnamente celebrata con una grande impresa pittorica la nomina ducale di Borso d’Este, giunta dal pontefice.

Il battagliero zoo di Girolamo. Leone, upupa, pavone, cardellino…

Nel dipinto del Montagna l’aspetto simbolico dei personaggi e le numerose allegorie elevano l’opera pittorica alla rappresentazione dell’epica lotta tra il bene e il male, interpretata soprattutto da animali che si sfidano nella verde arena, davanti a un cenobio. Quasi come in un cartone animato

Quadri di donne alla finestra, chi erano? Perchè davano scandalo?

La presenza delle signore sui balconi o tra i vetri era regolamentato, nel passato, da ferree norme morali, che oggi abbiamo dimenticato. Le “donne per bene” potevano liberamente mostrarsi alla finestra soltanto in alcuni periodi, ma con un abbigliamento che ne denotasse la condizione sociale e che evitasse ogni fraintendimento. Quando i cambiamenti non ci fanno comprendere appieno il significato dei quadri

Per essere libera prese i voti da suora. Così Lucrina Fetti poté dipingere con il fratello. Le opere

Giustina Fetti, rinunciò, come quando s'entrava in Ordini e congregazioni, al proprio nome per assumerne uno nuovo, legato a una particolare devozione personale o a cristiani esemplari. Il nome nuovo, giunse il giorno in cui si fece suora, nel 1614, nel convento francescano di Santa Orsola di Mantova. Trascorse l'infanzia a Roma, come il celeberrimo fratello Domenico Fetti e da lui apprese l'arte della pittura, attività che prosegui anche indossando il sacro abito poichè, in quel periodo, in seguito alla Controriforma, molte scene evangeliche o bibliche andavano dipinte non più con concessioni alla fantasia o alla consuetudine, ma nel serrato confronto con la verità del dettato del libro sacro. Lucrina pertanto. mentre il fratello, a Mantova, diveniva un ottimo pittore amatissimo dei Gonzaga, proseguiva l'attività della famiglia, pur in convento
a fetti 2

Allegoria del nome – Quando gli artisti si firmavano dipingendo animali o rebus

Boselli era uso firmarsi “Felix”, traduzione latina del proprio nome di battesimo. Giocando con l’analogia di questo termine con la parola “felino”, egli si divertiva sovente ad inserire nelle sue opere gatti, quasi fossero una seconda firma. Ecco dunque spuntare, sotto i tavoli, furbi musetti pronti ad avventarsi sulla cacciagione, o a puntare una fila di gustose salsicce