Le intenzioni del cacciatore, inizialmente ostile nei confronti del grande ungulato, sono palesate da un cane che, ai piedi del cavallo, digrigna i denti al cospetto del cervo. Ma accanto a sé ha un altro elemento della muta che lo osserva con una dolcezza interrogativa, quasi che lo avvertisse che quella non è una preda, ma una presenza sovrannaturale. I cani rappresentano i pensieri di Eustachio. La sorpresa di trovarsi di fronte una preda splendida che vorrebbe catturare e la scoperta che il cervo porta la Croce di Cristo. La parte razionale dell'anima convince quella irrazionale a contenere la pulsione, in virtù di un disegno più alto. I sentimenti di Sant'Eustachio, affinchè siano resi nel loro divenire, quanto lo sviluppo narrativo, sono affidati a queste bestiole, preziose anche nella pittura
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La solennità del momento, l’enfasi sfrenata dei quadrupedi lanciati in una corsa senza limiti, pronti a precipitarsi su un’umanità peccatrice e stolta, dimentica della Parola di Dio, la sete di sangue... Una cupa visione millenaristica, che risente di una configurazione tipicamente tedesca: qui viene rappresentato il crollo del mondo minato dal vizio, ma soprattutto la vittoria definitiva del Bene sul male. Un’osservazione che troveremo, con gli stessi termini corruschi, nella predicazione di Lutero.
Negli anni sessanta del Quattrocento Antonello da Messina maturava definitivamente acquisizioni ed esperienze di cultura figurativa fiamminga, da Van Eyck a Petrus Christus, esperienze che determinarono opere come il ritratto del Museo Mandralisca. Dinanzi a questo capolavoro assoluto, il problema della collocazione cronologica è di notevole importanza
Il direttore spirituale di Costanza Colonna, protettrice del pittore, ideò la notturna, spettacolare processione del Venerdì santo e fu responsabile del"teatro di statue" del Sacro Monte di Varallo. Le suggestioni di quelle immagini che avrebbe portato con sè a Roma. Maurizio Bernardelli Curuz incontra Claudio Bernardi, docente di Storia del teatro e dello spettacolo e di Antropologia del teatro
Lo sforzo maggiore per la pittura del primo Rinascimento - già peraltro affrontato, con scarsi esiti, dagli allievi di Giotto - fu rendere i moti dell'anima, le emozioni, i caratteri delle persone dipinte. Mentre, infatti la scultura gotica, contando anche sulla possibilità di calchi dal vero, poteva rendere gli effetti lancinanti del dolore, il mutamento di un volto che grida, l'angelicità di un sorriso, il movimento raffrenato di una persona che parla, la pittura si trovò in difficoltà poichè le espressioni richiedono un lavoro sulla tridimensionalità dell'immagine. Il riso e il sorriso, soprattutto, costituirono un notevole problema anche per Leonardo, in quanto queste espressioni modificano notevolmente l'assestamento delle strutture muscolari del volto
Con il passare del tempo e l’entrata del quadro nel mercato internazionale, si perse cognizione che lo stesso fosse l’autoritratto di Van Eyck con la moglie incinta, nella stanza nuziale. La frase sul muro e le condizioni della donna fecero reputare che si trattasse di un’opera legata al tradimento erotico.
Quelli che compaiono sullo sfondo dei dipinti del maestro rinascimentale non sono paesaggi
simbolici o immaginari, ma alture e vallate del Montefeltro. I luoghi individuati da due studiose con l’ausilio del computer e di analisi geomorfologiche