Dal 7 marzo al 18 maggio 2014, al Palazzo Sforza Cesarini, la personale di Gianni Piacentino. In mostra una selezione di opere dell’artista torinese dagli anni ’90 ad oggi
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“Quando ho compreso la contraddizione insita nello spazio e nella forma” confessa il grande scultore italiano “ho cercato di risolverla ricorrendo ai Tagli, che sconvolgono e negano l’inflessibilità del segno” - “L’energia, purché contenuta, è l’aspetto fondamentale delle mie creazioni, ne è l’essenza stessa” - Il tema del mito come ricerca delle radici e “pretesto” narrativo.
"Il passaggio dalla figurazione all’astrazione” spiega il noto scultore “è scaturito dall’esigenza di esprimere stati d’animo contrastanti, sensazioni determinate da forme sospese tra dramma e sogno” - “Adoro il bianco statuario di Carrara perché mi garantisce trasparenze che rendono l’immagine rarefatta, quasi incorporea” - “La grafica? Non è per me. Non amo disegnare, faccio schizzi come promemoria. Preferisco attaccare subito la materia. Salvo poi accanirmi, maniacalmente, nella rifinitura”.
Al Cassero la mostra della giovane scultrice - curata da Alfonso Panzetta - non declina torbidi violenti, ma è in grado di creare quel cortocircuito suscitato da un'opera d'arte incisiva, il cui fine è creare pensiero, meditazione, confronto. Il lavoro di Messana è una sorta di Natività, portata all'estremo punto del sacrificio. Non c'è violenza nella scultura, ma un'estrema dolcezza che appare tale anche sotto il profilo cristologico: l'uomo della Croce incarna chiunque soffre o sia perseguitato.
Il vento crea nel deserto rocce nude con forme acute e schegge taglienti, incise e lavorate dalle raffiche e dune di sabbia dette anche “sabbie che cantano” per il suono che il vento produce al suo passaggio.
Le linee sinuose e grezze della scultura ricordano, da un lato la purezza della cresta delle dune, e nello stesso tempo, le rocce irregolari incise dal vento.
Contrasti di linee e superfici.
I fili metallici che tessono pietra, quasi a bloccare questo movimento, diventano a loro volta fili che vibrano, il sibilo del vento.
E la pietra si trasforma in strumento musicale, che ricorda un’arpa o lo stesso Oud, definito dagli arabi “il sultano degli strumenti musicali”.
La scultura è un’insieme di vibrazioni, segni, scalfitture, fratture, cuciture: è una danza elegante che tesse l’opera.
Stile Arte intervista l'artista italiana chiamata a Dubai per la realizzazione del monumento dedicato al vento del deserto. Fili metallici che tessono la pietra e che vibrano e sibilano. L'imprinting visivo di fronte a un grande quadro temporalesco e lo sviluppo di un percorso di grande impegno formativo, in direzione di una costruzione poetica della materia. Non per nulla Angela ama Verlaine "il cui tono combina spesso malinconia e chiaroscuro, con un’efficace semplicità".
Cancellò la sacralità della scultura, eliminando i basamenti e la distanza dall'uomo. Dopo un esordio vicino alla figurazione, accanto a Moore, una ricerca tra astrattismo e primordialismo. In questi giorni una grande mostra a Venezia, al museo Correr
Dal 18 al 26 ottobre 2013 il Superbudda, ospita la mostra collettiva TO-NYC / Breaking Boundaries. Esposte le opere di cinque artisti di New York e cinque di Torino
La mostra dell'artista ravennate da oggi al Cassero di Montevarchi. Reduce dalla partecipazione all’ultima Biennale di
Venezia dove ha presentato un grande “Prigione” interamente mosaicato con tessere di platino, e da un’ampia personale a Miami (Florida), è l’autrice del singolare monumento funerario a Rudolf Nureyev nel cimitero di Sainte Geneviève sous Bois a Parigi.