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Posts published in “Scultura dell’ottocento”

Domenico Ghidoni, un grande scultore stroncato dalla censura dell'Italietta

I meritatissimi riconoscimenti e attestazioni di stima per un’opera di realismo sociale eccezionale per compostezza, dignità e forte carica emotiva si interrompono bruscamente con la presentazione de Le nostre schiave all’Esposizioni Riunite di Milano del 1894. L’opera non viene ammessa dalla commissione perché ritenuta “non opportuna e sconveniente”. Il gruppo raffigura tre giovani donne discinte sedute su un divano in attesa di nuovi clienti

Desolazione! O mia patria sì bella e perduta

La splendida giovinetta dello scultore Vincenzo Vela, nasce come monumento funebre e in breve si trasforma, a Brera, nell'insegna di un'Italia che ha perduto - anche nel 1848 - ogni speranza. Lo scultore decide di avvicinarsi all’iconografia funeraria in modo assolutamente inedito, sottraendosi dalla raffigurazione delle consuete immagini femminili consolatorie e rassicuranti, personificazione di virtù ideale, scegliendo invece di mettere in scena un dolore più che mai reale e tangibile a cui non è possibile dare nessuna risposta

Auguste Rodin quotazioni gratis – Aste, storia e opere

Accusato di essere così bravo perché ingannava con calchi dal vero, lo scultore dimostrò che le sue capacità non erano legate a un semplice escamotage. La polemica lo lanciò nel gran mondo. Fatale l'incontro con le opere di Michelangelo. Qui, gratuitamente, quanto valgono le sculture e i disegni di Auguste Rodin

Giovanni Battista Lombardi – La vita, le opere, le quotazioni dello scultore della dolcezza

Una formazione lunga ed intensa partita dalla natia Brescia, passata per Milano e conclusasi a Roma, accanto a grandi maestri. Egli fu interprete di quel secondo romanticismo orientato ad evidenziare la supremazia degli affetti e la lettura dei moti dell'anima

Il calco nella scultura – La storia, gli scandali. Qui anche prodotti e tecniche

I modelli venivano avvolti dal gesso e chi posava correva il rischio di morire

La Derelitta, ritratto di una povertà bella, sofferente, dignitosa e pronta a reagire

Domenico Trentacoste ne "La Derelitta" somma ed epura con il suo lessico idealista tutte le tendenze artistiche che lo hanno preceduto, come dimostra anche il grande successo di pubblico e di critica suscitato alla prima Biennale di Venezia del 1895, quando è esposta la composizione; un tale successo che porta l’autore esule a far ritorno in patria, stabilendosi a Firenze. Il titolo stesso dell’opera rimanda a una figura posta al margine estremo della società, con un tono sommesso rispetto al precedente Proxumus tuus di Achille D’Orsi, ma in cui la denuncia sociale appare più che mai viva nell’eleganza discreta di un corpo nudo, che affonda le sue radici nella statuaria antica, e che pudicamente nasconde, con un fremito di vergogna, le sue belle forme e il suo stato, che non gli permette neppure di possedere una veste per coprirsi.