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Chi sono i leoni scolpiti davanti alle chiese?


 

Uno dei due leoni di Giuda scolpito da Antonio Tantardini (1829-1879) per la chiesa parrocchiale di Gussago, in provincia di Brescia
Uno dei due leoni di Giuda scolpito da Antonio Tantardini (1829-1879) per la chiesa parrocchiale di Gussago, in provincia di Brescia

Perché, dagli animali stilofori delle architetture medievali, in avanti, la presenza di statue di leoni è così frequente nei pressi delle entrate delle chiese? Al di là del simbolo della guardia, che atterrisce e che richiama alla punizione per ogni profanazione, c’è un preciso fondamento teologico a questa iconografia, applicata soprattutto nell’ambito architettonico e scultoreo e con significato traslato – come forza coraggiosa di corpo e di spirito – nell’araldica.
Nell’ambito religioso il Leone accovacciato è Giuda, antenato di Cristo. Il Leone è pertanto Cristo a cui Giuda passerà il testimone. E la voce di Dio viene percepita dagli ebrei come un ruggito. Porre Dio tonante e Cristo davanti alla Chiesa, significa, anche per i cristiani,  garantire la massima presenza di protezione e di identità per il popolo dei fedeli. Leggiamo il passo del Genesi in cui Giacobbe affida un destino a ciascuno dei propri figli e notiamo quanto egli profetizzi l’arrivo di Cristo, nuova guida della stirpe di Giuda, nuovo leone accovacciato, ma anche colui che, nella continuità, nel modo di Giuda stesso, laverà la sua veste nel vino. Giuda di cui si parla non è colui che tradisce Cristo – l’Iscariota – né il re che regnava ai tempi in cui Gesù venne alla luce, ma un personaggio biblico legato all’origini del popolo ebraico, il quarto figlio di Giacobbe. Il nome Giuda, che significa “lodato”, era molto diffuso nel popolo ebraico.

 

Genesi 49. A parlare è Giacobbe, il padre di Giuda

9 Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, sei tornato;
si è sdraiato, si è accovacciato come un leone
e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?
10 Non sarà tolto lo scettro da Giuda
né il bastone del comando tra i suoi piedi,
finché verrà colui al quale esso appartiene
e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli.
11 Egli lega alla vite il suo asinello
e a scelta vite il figlio della sua asina,
lava nel vino la veste
e nel sangue dell’uva il manto;
12 lucidi ha gli occhi per il vino
e bianchi i denti per il latte.</span (Genesi 49.8-12)

Il leone, inteso come protagonista nel giorno del perdono e dell’ira, appare anche nell’Apocalisse,come riferimento a Gesù, e negli atti degli Apostoli.

Apocalisse 5

1 E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. 2 Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». 3 Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. 4 Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. 5 Uno dei vegliardi mi disse: «Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro”.

 

E nei Proverbi: “Tre esseri hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: il leone, il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; il gallo pettoruto, il caprone e un re alla testa del suo popolo» (Pr 30,29-30). La voce di Dio di Dio è simile a un ruggito: «Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa udire la sua voce» dice il profeta Amos (Am 1,2). «Ruggisce il leone: chi non trema? Il Signore ha parlato: chi può non profetare?» (Am 3,8).