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Dall'oscurità emerge la gioia floreale della vita. Le splendide opere di Willem van Aelst (1627- dopo il 1687)


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a fiammingo
Vanitas, pittura lenticolare fiamminga che rivela – appunto come se il mondo fosse osservato attraverso una lente – ogni particolare della realtà. La gioia della vita che emerge dall’oscurità, che si corrompe e declina nel buio. Il pensiero barocco, orientato a suscitare, in una contrapposizione, la felicità meravigliosamente effimera della vita piena e l’inganno del piano dei sensi. Nato a Delft nel 1627 e morto ad Amsterdam dopo il 1687 (?) Willem van Aelst, era figlio di un notaio e aveva imparato a dipingere dallo zio, Evert van Aelst. Nel 1645, dopo un periodo di studio alla scuola di pittori Sint-Lucasgild, si trasferì in Francia per completare il percorso formativo. Nel 1649 ottenne la possibilità di essere accolto nell’ambito della corte del Granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici. Gli furono richieste nature morte, alcune delle quali rimasero a Firenze, a palazzo Pitti. Nel 1657 tornò nei Paesi Bassi con l’amico Otto Marseus van Schrieck, il pittore delle farfalle e dei serpenti, che lavorava per il Granduca. Da Delft si trasferì ad Amsterdam.
Sue opere sono conservate nel museo Mauritshuis dell’Aia, alla National Gallery of Art di Washington e nel Rijksmuseum di Amsterdam.



 

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