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Eleonora Bonetti, trovare fotograficamente se stessi in luoghi abbandonati


Eleonora Bonetti è stata tra i finalisti del Premio Nocivelli
a bonetti
Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
L’opera presentata al Premio Nocivelli fa parte della serie dal titolo “Diorama”. Questo progetto parla di identità, di ritrovare se stessi. 
Ed è la strana intimità che ci lega a quanto più di effimero e fragile esista, come entrare in un luogo che potrebbe crollare, a piedi nudi, e sentirsi a casa.
Da sempre affascinata dalla malinconia dei luoghi desolati, ho cercato di conferire nuova vita ad una architettura industriale derelitta, inserendomi tra le sue mura, dandole nuovo respiro e nuova vita. Essa è diventa, così, una sorta di casa, un nuovo habitat, per riscoprirsi e ritornare ad essere. 
Lo spazio fisico non ci delimita, ma ci descrive.
Biografia di Eleonora Bonetti
 
a bonetti foto
Nata in provincia di Verona nel 1993, scopre una forte sensibilità al mondo dell’arte durante l’adolescenza. Terminati gli studi tecnici decide di iscriversi al corso triennale di fotografia della Libera Accademia delle Belle Arti di Brescia, che le permette di crescere sia a livello formale che progettuale. La fotografia diventa un mezzo di espressione che coltiva parallelamente alla scrittura. Entrambi si caratterizzano per un alto livello di introspezione e di indagine personale nei confronti di sé e della realtà esterna. La sua ricerca si basa principalmente sulla ricerca di un’identità personale, con l’essenziale uso dell’autoritratto, e parallelamente sull’indagine dei luoghi ed il loro rapporto con lo spazio.