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Gianmarco Mandredini




Gianmarco Manfredini proviene dal pianeta inesauribile degli autodidatti. Dotato, però, di una talento innato che sviluppa anche in altri settori del quotidiano. Vi potrebbe accadere, accolti nella sua bella casa, di ammirare una suggestiva composizione pittorica e, poco dopo, di gustare le prelibatezze scaturite da una cultura enogastronomica non facilmente reperibile. Ha curato studi severi in enogastronomia mentre si è affidato a uno spirito e a una fantasia libertarie nell’educazione artistica. Democratico a tavola, anarchico davanti alla tela. Gianmarco Manfredini propone la sua attività compositiva nei silenzi di un carattere riservato, nel senso che viene a prediligere il mondo interiore rispetto al mondo esteriore, il sentimento rispetto alle cose, l’emozione piuttosto che il piacere. Per queste scelte di carattere si trova, in modo naturale, sul sentiero dell’espressionismo nell’impegnativa sfida con gli angoli più lontani dell’inconscio. In maniera originale nella terra bresciana, Manfredini sceglie le istanze appartenenti alla cultura del nord Europa, alle visioni delle notti misteriose, alla irregolarità dei profili umani, alla descrizione di una sofferenza primordiale, inutilmente scansata, dal relativismo dei nostri giorni.
Il compositore orceano, compositore di forme e di colori, chiarisce il percorso immaginario con tonalità radicali, ora scure e ora di un rosso fiammante. Di Gianmarco Manfredini si dovrebbe osservare l’armonia sul filo del rasoio conquistata in un uso pacato tra materia, ispirazione e spinta all’irrealtà. Riesce in questo equilibrio culturale difficile grazie ad una conoscenza e ad un uso molteplice delle materie, delle sete e dei colori, dei catrami e degli acrilici. Si nota una propensione a fabbricare volumi plastici di tipo scultoreo. Si tratta di una pausa, di una ricerca ben visibile anche in questa antologica alla Peschiera di Pompiano. Varrà la pena di seguire l’evoluzione di Manfredini, le nuove sintesi, le future scelte rispetto a un mondo misto di stimoli dove formale ed informale si contendono nuovi spazi sulla tela.