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Giuliana Abbadati






La lunga vicenda creativa di cui è stata protagonista Giuliana Abbadati si è svolta, come sovente accade, seguendo un percorso evolutivo che a partire dai precoci esordi strettamente collegati ad una pittura tradizionale, sostanzialmente figurativa, ha visto il successivo avvicendarsi di fasi stilistiche e tematiche connesse a differenti filoni di ricerca d’avanguardia – dalla metafisica al surrealismo fino alle esperienze beat – nel confronto con le quali la pittrice ha costruito nel corso degli anni la propria consapevolezza e maturità espressiva, giungendo alla definizione di una propria peculiare sintassi espressiva. L’apertura mentale e la vivacità culturale che contraddistinguono la personalità di Giuliana Abbadati l’hanno condotta a veicolare nel proprio lavoro creativo una complessa moltitudine di contenuti filosofici, religiosi, esistenziali, in un’operazione artistica che non mira al raggiungimento di una comunicazione esclusivamente estetica, ma anche orientata alla diffusione di un messaggio vicino alle tematiche new-age, ovvero al disvelamento di una visione cosmica che abbraccia ogni forma dell’essere e del divenire.



Attraverso una pittura materica, a volte complessa e concitata, altre più lenta e riflessiva, dove spesso una tavolozza calda e vivace irrompe incontenibile e il segno si imprime con forza sulla tela, la pittrice interviene sulla superficie pittorica eseguendo tracciati movimentati, forme misteriose, talvolta antropomorfe, volti, profili, ma anche simboli geometrici che riconducono alle basi matematiche su cui si fonda una certa interpretazione del mondo, e dunque richiami di numerologia, di filosofia ermetica, di cosmologia. Ricorre in molte tele, in alcune anche più volte, il grande occhio che simboleggia l’anima o le diverse anime dell’universo. Un intrico di immagini suggerite o evocate, ma molto spesso ancorate a richiami iconici ben riconoscibili, entro le quali lo sguardo si addentra con fatica e curiosità: miti arcaici, suggestioni etniche, tribali, mediterranee, sudamericane, legate all’antico Egitto in un’insolita osmosi culturale tra primigenio ancestrale e moderno esistenzialismo percorre tutta la più recente produzione di quest’artista, un po’ visionaria, sempre pronta a trasfigurare ogni racconto in una specie di fiaba dal simbolismo fantastico ed addentrarsi in un viaggio nell’anima dove, per vie sconosciute, ognuno di noi può accostare i grandi misteri della nostra esistenza, magari senza l’ambiziosa pretesa di risolverli, ma con una nuova consapevolezza di analisi.