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I bimbi inquietanti di Ray Caesar, l’enigmatico pittore dalla testa canina


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Non ci sono dubbi: Ray Caesar, artista londinese nato nel 1958, è un uomo del mistero. Di lui non si sa molto, persino la sua biografia, imbastita agli esordi con immagini enigmatiche, è il risultato di bizzarri racconti fantastici, a cominciare dalle fotografie dell’album di famiglia diffuse nel suo sito internet, che lo ritraevano, da bambino come da adulto, con la testa di un cane. Stando alle sue parole, si sarebbe appassionato di pittura prestissimo, dipingendo su tutti i muri di ogni stanza della sua abitazione, rendendosi però conto, al tempo stesso, che “sfortunatamente i disegni continuavano ad essere qualcosa di atipico ed aberrante e quindi non adatto per essere visto da un pubblico”. Curioso inoltre ricordare che quando aveva solamente sette anni fu profondamente colpito da un libro di Dalí, che abitualmente riponeva sotto il cuscino ogni notte prima di addormentarsi. E Dalí fu certamente uno dei primi artisti ad influenzare la poetica di Ray Caesar, accanto, e questo è ben evidente, alla pittura francese del Settecento: Boucher, Fragonard, Chardin e Watteau. Ma forse le creazioni dell’inglese sarebbero state molto diverse senza l’esperienza lavorativa, durata diciassette anni, presso l’ospedale dei bambini di Toronto: gli abusi sui minori, le ricostruzioni chirurgiche e le ricerche sugli animali, tutto questo è entrato prepotentemente a far parte del repertorio iconografico di Caesar. Sono così nate le sue bambine e ragazze pallide, con grandi teste e visi angelici, ma sempre animati da dettagli ambigui e sinistri. Il tutto realizzato rigorosamente in digitale, creando attraverso il computer modelli tridimensionali risultato dell’unione di uno scheletro al quale vengono sovrapposte diverse textures fotografiche e successivamente contrasti di luci ed ombre. Uno degli aspetti di questa tecnica che maggiormente affascina il pittore è l’idea che l’originale possa esistere quasi materialmente all’interno del computer e che continui la propria “vita” anche quando il computer è spento.
NEL FILMATO UN VIAGGIO TRA LE OPERE DELL’ARTISTA