Press "Enter" to skip to content

I sassi del diavolo. Cos’erano e perchè furono bonificati. Perchè tante croci in montagna



L’integrazione tra piccola architettura devozionale e natura aspra è spesso documentata, come fosse un’arcaica operazione di Land art, nelle Alpi e nelle prealpi. La presenza di sacelli o minuscoli edifici di culto addossati a macigni o di croci in luoghi isolati non fu soltanto frutto di una Campagna, svolta con un coordinamento nazionale cattolico, finalizzata alla realizzazione di monumenti sulle cime più alte dei monti, visibili alla distanza, che proteggessero dall’alto le comunità e ricordassero perennemente il sacrificio del Signore, ma di veri e propri interventi di bonifica rituale e d sacralizzazione di luoghi ritenuti demoniaci. Buona parte della bonifica e della consacrazione cristiana di quei luoghi di montagna e di campagna avvenne nel Cinquecento quando, in seguito al massimo impegno da parte dell’inquisizione, migliaia di uomini e donne, nell’arco alpino, furono inquisiti per presunti reati demoniaci.

Gli interrogatori dei presunti colpevoli e dei testimoni, anche quelli svolti con la modalità de plano, cioè senza ricorso alla tortura – portavano alla luce, specie in riferimento al periodo delle Quattro tempora – cioè all’inizio delle quattro stagioni – a riti di gruppo nel corso dei quali, dopo aver raggiunto luoghi discosti, si pranzava e si faceva l’amore, come ad ognuno più piaceva. La convinzione che questi licenziosi riti di origine pagana, visti dai cattolici con una connotazione fortemente satanica, esistessero realmente fu supportata dalla libera confessione di alcuni sacerdoti della Valcamonica che ammisero la partecipazione a questi eventi, dalla convergenza delle testimonianze e dalla verificabilità della presenza dei luoghi stessi, dove restavano, pur essendo distanti dai centri abitati, segni di frequentazioni di massa, incisioni di uomini, donne o animali sulle rocce e presenza delle cavità delle coppelle.

In Valcamonica il rito del riempimento delle coppelle con acqua, da parte di alcune ragazze vergini, fu osservato direttamente dal parroco. Il fine, in quest’ultimo caso, era quello della magia simpatica. Chiamare pioggia e fertilità per la bella stagione. Nel Cinquecento si giunse – anche precedentemente al Concilio di Trento -a un riordino delle materie devozionali, che portò in luce ritualità dissolute che erano sopravvissute nei secoli. E, nel caso specifico del masso di Preguda a Valmadrera, in provincia di Lecco, la testimonianza indiretta che questo fosse, in antico, un luogo di culto non cristiano, è dimostrato dal fatto che qui, nonostante l’isolamento del luogo, si svolgessero le Rogazioni, cioè i riti di richiesta di concessioni divine, quali la benedizione delle campagne e la protezione dalla peste, dalla fame e dalla guerra. Le rogazioni, infatti, tesero proprio a sostituire i riti di propiziazione pagana della natura.
a masso
a masso quadrato