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I segreti della Piccola ballerina 14enne di Degas, musa dell’artista. Sognò di danzare, ma poi entrò nella malavita


Edgar Degas, La lezione di danza (1873-1875); olio su tela, 85×75 cm, museo d’Orsay, Parigi. Particolare di Marie van Goethem.
Autoritratto di Degas

Fu interesse artisticamente notevole da parte di Degas per Marie Van Goethem, una bambina che, pur sognando di solcare il pavimento dell’Opéra di Parigi, finì per essere oppressa dall’emarginazione e dalla solitudine. Il pittore fu colpito dalla fatica, dal dolore e dalla speranza dell’adolescente?

La presenza di Marie nell’atelier e nelle opere del pittore ha portato a incrociare alcuni dati e ad approfondire le ricerche su un legame che poteva essersi creato tra i due. Questo non tanto per aggiungere un lato proibito alla biografia di Degas (1834-1917), ma per capire un aspetto legato all’empatia e alla lettura dei problemi sociali di quell’epoca e per meglio comprendere il reale milieu delle scuole di ballo nella Parigi della Belle époque.

Certo quei centri di preparazione non erano precipuamente finalizzati alla salute psico-fisica della bambine, ma principalmente avevo lo scopo di formare danzatrici per i grandi teatri; non tutte, naturalmente, riuscivano a far carriera. Così molte finivano in locali meno ortodossi sotto il profilo dello spettacolo. Le allieve dei corsi non erano quindi composte socialmente dall’élite, ma, in maniera prevalente, da ragazze che cercavano di uscire dalle difficoltà economiche della famiglia d’origine, per preparare una fulgida carriera.

In molti casi la strada era troppo impegnativa. Non si giungeva ai palchi maggiori. E si metteva a frutto il proprio bagaglio tecnico in ben altri teatri. Il pittore impressionista – siamo su una linea tutta dedicata agli interni della modernità e all’analisi dei problemi sociali, contro il lato Monet, aperto al paesaggio e alla veduta – seguì con particolare interesse una di loro, Lei era Marie Van Goethem.

Nata il 7 giugno 1865 a Parigi da due immigrati belgi – il padre era un piccolo sarto, la madre lavandaia – era cresciuta nel quartiere di Notre-Dame de Lorette, un luogo caratterizzato da un forte degrado sociale, che accresceva i tassi di criminalità e di prostituzione. Già da piccola Marie ambiva a diventare una ballerina: la danza, per lei, era una potente sorgente di vita e di gioia, in grado di vincere il dolore suscitato dall’alcolismo della madre e dall’egoismo delle sorelle.

Decisa ad inseguire il proprio sogno, nel 1878 Marie iniziò a seguire le lezioni della scuola dell’Opéra di Parigi e, dopo solo due anni, superò l’esame di ammissione al corpo di ballo superiore, facendo il suo debutto sul palcoscenico nello stesso anno. Inevitabilmente Marie, divenuta ormai un’adolescente, incontrò all’Opéra Edgar Degas, pittore notoriamente appassionato al mondo del teatro e disposto a pagarla come modella per le proprie opere.

La petite danseuse divenne in breve tempo la modella prediletta da Degas, sia nell’ambito della pittura che nella scultura. Lui aveva 45 anni, lei 14. E’ lei infatti la ragazza che appare in tante opere, anche di abbozzo o di studio, e che è stata modella della Piccola danzatrice di quattordici anni (Petite danseuse de quatorze ans) un’opera in cera realizzata dal pittore Edgar Degas, dalla quale sono poi state eseguite varie sculture bronzee esposte oggi esposte in varie gallerie in tutto il mondo.

I quattordici anni erano il periodo più difficile per una adolescente e, soprattutto, per una ballerina. Accanto alla perdita del respiro dell’infanzia e al caos della pubertà, la giovanissima Marie doveva affrontare una porta sempre più stretta che avrebbe potuto portare al palcoscenico agognato. Ma non ci volevano distrazioni, così frequenti, invece, negli allettamenti o nel male conclamato, provenienti dal suo ambiente d’origine. Degas coglie così una giovanissima nel momento del tormento. Il tutù, i veli, gli abiti da palco sognanti non nascondono la paura, il disagio, il dolore o il distacco di Marie all’apparir del vero. E quant’egli contribuì chiamandola a fare la modella o, forse, trasformandola in una piccola amante, a distoglierla dal progetto?

Dopo l’esecuzione della scultura Ballerina di quattordici anni, l’impegno di Marie per la danza si fece più discontinuo, sino a cessare del tutto e alla fine la ragazza accumulò così tante assenze che non fu più ammessa alle lezioni di balletto. Marie si abbandonò al vizio e all’alcol, individuandovi l’unico mezzo per evadere dalla sofferenza e dalle difficoltà della vita, e iniziò a frequentare osterie tutt’altro che raccomandabili per delle giovani ragazze, come la Rat Mort e la Taverna Martiri.

Il suo sogno di diventare étoile era ormai naufragato e, istigata dalla madre, iniziò probabilmente a prostituirsi.
Dopo la scomparsa del suo nome dai registri dell’Opéra di Parigi di Marie van Goethem e delle sue tribolazioni si è persa ogni traccia: la documentazione pervenutaci ci rivela solo che la sorella maggiore Antonietta venne incarcerata per aver rubato settecento franchi a un avventore di una taverna e che la stessa Marie pure venne arrestata per aver tentato di borseggiatore uno dei suoi clienti. Le burrascose vicende esistenziali di Marie van Goethem, in ogni caso, hanno ispirato diversi scrittori, i quali le hanno dato vita letteraria in opere come The Painted Girls di Cathy Marie Buchanan e Marie, Dancing di Carolyn Meyer.