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I volti dei maestri del Rinascimento nascosti tra i mercanti nel tempio


Che ci fanno i ritratti di quattro grandi artisti del Rinascimento italiano in un dipinto in cui appaiono trasposti nel tempo e nello spazio, catapultati tra le mura del tempio di Gerusalemme? Tiziano, Michelangelo, Giulio Clovio e Raffaello sono mescolati – anche se un po’ in disparte, non direttamente coinvolti nell’azione – alla folla dei mercanti che Cristo scaccia dall’edificio sacro.
Il motivo per cui El Greco, l’autore del quadro (1570), ha deciso di effigiarli è un mistero e le interpretazioni molteplici, così come i significati che la scena, che mostra i quattro intenti a commentare l’accaduto, può sottendere. E’ probabile che si tratti di un omaggio ai pittori o, secondo un’analisi più approfondita, di un’allegoria. Da una parte la liberazione della Chiesa dall’eresia mediante Gesù, dall’altra la liberazione dell’arte dall’impurità tramite il genio di straordinari maestri.


Un ringraziamento che El Greco sente forse di dovere a coloro che più di altri hanno contribuito alla sua formazione ed ispirazione: Tiziano, che per primo l’ha “svezzato” al suo arrivo a Venezia, Clovio, Raffaello e Michelangelo (a cui pure Domenico Theotokópulos non aveva risparmiato dure critiche, soprattutto riguardo agli affreschi della Cappella Sistina) in un secondo momento, a Roma. L’opera è inoltre un tributo a quell’“italianità” che pervade anche i quadri del periodo spagnolo dell’autore.