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Il rosso e il bianco


di Gualtiero Marchesi

gualtiero-marchesi[“N]on c’è due senza tre” sentenzia, sorridendo, Gualtiero Marchesi. Parla di mozzarelle: e parla insieme di Forma e di Essenza, e della complementarità dei due elementi. Folgorato molto tempo fa dalle intuizioni suprematiste, e da allora fedele agli assunti maleviciani, ci ha proposto dalle pagine di “Stile” (n. 67) la sua mozzarella su piatto a fondo nero: bianco su nero, dunque. Ecco poi (n. 68) la mozzarella su piatto bianco: bianco su bianco, in quel caso, ed ogni ulteriore considerazione – ripensando alla lezione di Kazimir il Sommo – appariva, ed appare, superflua. All’insegna del “non c’è due senza tre”, Marchesi si affida adesso al colore, sempre nel solco del sentire suprematista. Il supporto è, stavolta, ancora più speciale. “Si tratta di un piatto rosso con inserti policromi assai bello, creato da uno straordinario mastro vetraio francese, Simon Ezagury” spiega. “Un piatto che ho acquistato a Parigi, proprio in funzione di questa mia composizione”. Sul fondo Marchesi stende – rosso su rosso – una gelatina di pomodoro. Vi modella sopra un letto verde di pesto, al cui centro adagia la protagonista, la mozzarella. La legge del contrasto si fa strada, con dolcezza rigorosa. All’ombra, protettrice come non mai, di quei due gendarmi inamovibili che rispondono al nome di Forma e di Essenza. (e. g.)