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Il significato del pipistrello nell’arte. Contagio. Leonardo li condannò per la loro sessualità


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Misterioso animale notturno, il pipistrello è collegato, nell’arte dei simboli che si trasfonde nella pittura, alla notte, all’oscurità, alle forze del male. Il suo volo fratto e imprevedibile, il piccolo muso peloso dai canini acuminati, il suo permanere, durante il sonno, a testa in giù, in modo contrario agli altri animali hanno sempre motivato una visione negativa nei suoi confronti, al punto da essere ritenuto un rappresentante delle forze del male, che si oppongono alla luce divina.

Ed è per questo motivo che spesso i diavoli, nell’ambito dell’iconografia sacra e nelle sue multiformi incarnazioni, hanno ali o artigli o muso di pipistrello, che poi vengono reiterati nel tempo, come elementi di alterità negativa, nella figura del vampiro o delle creature extraterrestri nelle novecentesche illustrazioni di fantascienza. Interessante notare il fatto che la tradizione instaurò già un collegamento – come avviene per i vampiri – tra malattia di questi mammiferi volanti e le epidemie. Quindi, specie a partire dall’Ottocento, in letteratura il pipistrello è colui che porta il contagio e la morte.

Giotto? e aiuti, 1295-1299 circa, 230×270 cm, Basilica superiore di Assisi
Giotto? e aiuti, 1295-1299 circa, 230×270 cm, Basilica superiore di Assisi
Giotto, Il Giudizio universale, particolare. Padova, cappella degli
Giotto, Il Giudizio universale, particolare. Padova, cappella degli

Piccoli pipistrelli escono dalla bocca dei moribondi che hanno commesso peccati o s’abbrancano a un piatto della bilancia, mentre San Michele pesa l’anima del defunto. Stormi di questi mammiferi neri vengono cacciati da San Francesco, nell’affrescoattribuito a Giotto, all’atto di liberare la città di Arezzo dalla presenza di Satana. E’ particolarmente interessante rilevare il giudizio negativo espresso da Leonardo nei confronti dei pipistrelli,che collega alla lussuria e all’omosessualità.

“Lussuria. Il palpistrello, per la sua isfrenata lussuria non osserva alcun universale modo di lussuria, anzi maschio con maschio, femmina con femmina, si come a caso si trovino insieme usano il lor coito”. (Leonardo da Vinci, Bestiario, 34. Un’osservazione molto singolare, da parte dell’artista scienziato, che, assecondando le opinioni dell’epoca, sembra non giustificare –nonostante sia stato ritenuto omosessuale – il mancato rispetto di “alcun universale modo di lussuria” (cioè nessun comportamento voluto dalla natura, in campo sessuale) e la promiscuità.

Affresco del Guariento,ca. 1350 Palazzo Carrara Padova
Affresco del Guariento,ca. 1350 Palazzo Carrara Padova

Anche per Leonardo, quest’animale è incarnazione del del vizio. “Palpistrello. Questo, dov’è più luce, più si fa orbo e come più guarda il sole, più si acceca.Pel vizio che non po’ stare dov’è la virtù” (ibidem, 46). Nell’Odissea, le immagini degli spiriti sono rappresentate da pipistrelli. In alcune culture, come quella dell’antica Grecia o in africane, esso può rappresentare l’intelligenza rapida e acuta, per la rapidità con la quale il piccolo mammifero evita gli ostacoli. Ampia e persistente è la sua immagine negativa, con qualche eccezione. In Cina, ad esempio, è un’immagine collegata alla felicità.

Il sangue di pipistrello viene indicato in alcune pozioni magico-terapeutiche medievali, mentre si rivela l’ossessione costante, a livello di credenza popolare, che esso possa impigliarsi nei capelli delle donne, senza che sia più possibile districarlo da una sorta di groviglio diabolico.

Hieronymus Bosch, Il carro di fieno, particolare
Hieronymus Bosch, Il carro di fieno, particolare

In seguito, comincia ad apparire con maggiore frequenza in vesti animalesche, nel solco dell’immaginario medievale e quasi sempre richiamando in qualche modo serpenti, gatti, lupi, caproni, pipistrelli, talvolta ridisegnati con modalità grottesche.

Di notevole interesse è il ricorso agli elementi formali e strutturali carpiti al mondo degli insetti. E non potevano essere che i pittori e gli incisori del nord Europa, nella loro minuziosa analisi del reale, indagato e dissezionato con la curiosità di un entomologo, ad eccellere in tale particolarissimo filone iconografico, che unisce, appunto, precisione scientifica ed elaborazione visionaria.

Artisti quali Schongauer, Dürer, Bosch, Teniers, Bruegel, Cranach, Grünewald hanno spesso insinuato nelle proprie opere bizzarri e – di volta in volta – raccapriccianti, divertenti, sottilmente inquietanti demoni mascherati da minuscoli invertebrati.

Martin Schongauer, Tentazioni di sant’Antonio
Martin Schongauer, Tentazioni di sant’Antonio

E’ la farfalla – che nelle raffigurazioni classiche rappresenta Psiche e, pertanto, l’anima – ad assumere, a sorpresa, un ruolo di primo piano nella classifica degli insetti più giù gettonati a prestare le proprie sembianze al diavolo. Farfalla che cede al pipistrello, che con il caprone e il gatto nero detiene il primato dell’immaginazione satanica, alcune sue caratteristiche. Le ali variopinte, ad esempio, lievi, coperte di un polvere magica..Con tutta evidenza, i leggiadri lepidotteri pagavano pegno alle accezioni simboliche negative loro riferite, come la bellezza, la vanità, la volubilità, la vocazione all’effimero. Ecco così le coloratissime ali decorare i corpi fluttuanti dei Principi del male, in un contrasto stridente, che non poteva non colpire le corde profonde della fantasia popolare.
Bosch - Il giudizio finale

Da una sorta di mutazione genetica, a metà tra l’ironia e il raccapriccio, del nostro coleottero cornuto, che assume anche le caratteristiche del pipistrelli, altro animale demoniaco per eccellenza, sembra derivare lo stravagante animaletto satanico che ritroviamo ai piedi di un trionfale san Nicola da Tolentino, in un dipinto del 1495 di Vincenzo Civerchio per un polittico conservato alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.

Vincenzo Civerchio, San Nicola da Tolentino Lo stravagante animaletto satanico che ritroviamo - chiuso in una bolla di cristallo, quasi una teca da entomologo - ai piedi di san Nicola da Tolentino in un dipinto del lombardo Vincenzo Civerchio è in realtà una ripresa della spassosa invenzione del maestro tedesco Martin Schongauer
Vincenzo Civerchio, San Nicola da Tolentino
Lo stravagante animaletto satanico che ritroviamo – chiuso in una bolla di cristallo, quasi una teca da entomologo – ai piedi di san Nicola da Tolentino in un dipinto del lombardo Vincenzo Civerchio è in realtà una ripresa della spassosa invenzione del maestro tedesco Martin Schongauer

Il diavolino, sconfitto e alquanto abbacchiato, annaspa in una bolla di cristallo che richiama da vicino una teca da entomologo. Civerchio, artista lombardo ma di marcata impronta nordica, si ispirava sovente alle incisioni dei maestri tedeschi, ed in questo caso è persino ovvio il “furto” della spassosa invenzione di Schongauer per le Tentazioni di sant’Antonio.

Vincenzo Civerchio, San Niicola da Tolentini
Vincenzo Civerchio, San Nicola da Tolentin0 (particolare)

Singolare è la scelta adottata da Tiepolo per descrivere la condanna degli angeli ribelli. Il soggetto, ampiamente trattato in arte, viene qui insolitamente risolto dal pittore attraverso la riduzione dell’immensa battaglia del Cielo alle dimensioni di un duello, rendendo in questo modo più incisiva la scena.
La prospettiva dal basso, prediletta dal maestro veneto, enfatizza la spettacolarità dell’azione, con l’arcangelo Michele ad affrontare da solo i suoi nemici, che si distinguono ormai dall’antica e splendente condizione per le ali di pipistrello, le code di rettile, la capigliatura nera, le forme goffe e disarmoniche.

Giambattista Tiepolo, La caduta degli angeli ribelli (particolare)
Giambattista Tiepolo,
La caduta degli angeli ribelli
(particolare)