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Il significato di ramarri e lucertole nella pittura antica. Cosa significa se si vede un ramarro


di Maurizio Bernardelli Curuz

Il ramarro e la lucertola, nella pittura antica, assumono una connotazione positiva, per quanto il loro aspetto possa apparire inquietante. Essi hanno la funzione di risvegliare le donne e gli uomini dal torpore del vizio o da un errore amoroso, riportandoli sulla strada della piena coscienza e della virtù.

Dotati di freddezza, si scaldano al sole e, secondo gli antichi, non conoscono le passioni travolgenti dell’umanità e sono nemici dei serpenti, incarnazione del male e del demonio. Si riteneva che questi animaletti – quanto la salamandra, espressione della virtù nel distacco dal mondo sensibile – non bruciassero, neppure tra le fiamme. Specie nel Cinquecento furono utilizzati sia nelle imprese nobiliari – come monito al distacco dai sensi – quanto in pittura. Pertanto l’apparizione di un ramarro, di una lucertola o di una salamandra sono intesi come invito alla fuga dal vizio sensuale o come una provvidenziale apparizione che induce a riflettere sugli errori che si stanno commettendo, percorrendo una certa strada.

E’ in questa connotazione positiva che i minuscoli e rapidissimi sauri appaiono in dipinti di autori come Lorenzo Lotto e Caravaggio, nonostante essi vengano da noi percepiti come un’insidia inquietante. Un precedente teorico sta negli scritti di Leonardo da Vinci: “Il ramarro, fedele all’omo, vedendo quello addormentato, combatte con la biscia, e se vede non la poter vincere corre sopra il volto dell’uomo e lo desta acciò che essa biscia non offenda lo addormentato omo.” Quindi il ramarro è amico dell’uomo e ha la funzione di difenderlo dal serpente del male o di risvegliarlo nel caso la biscia si avvicini. La definizione di Leonardo consente di comprendere meglio il significato del ramarro-lucertola sia nel Ritratto di gentiluomo di Lorenzo Lotto, che nel Ragazzo morso dal ramarro di Caravaggio.
lorenzo lotto
Nell’opera di Lotto, un sauride appare al centro del tavolo, sopra un drappo di seta che ha scompigliato, in seguito ai suoi movimenti nervosi. Ora rivolge il muso e gli occhi a un giovane dal volto serio e malinconico. Tutta la sua storia si gioca sul tavolo.
lorenzo lotto ingrandimento
La lucertola – o ramarro che sia – è intervenuto affinchè il giovane si ravvedesse da un amore sbagliato e affinchè tornasse agli studi e alla sobrietà. Dobbiamo ricordare che, come scrive Leonardo, il ramarro è amico dell’uomo e lo avverte quando la serpe si sta avvicinando. Tutto va osservato con molta attenzione, proprio sul piano del tavolo. Il giovane tiene tra le mani un ampio libro manoscritto, che ha appoggiato sulla stoffa preziosa, frangiata ai lati,che in precedenza copriva il tavolo e che ora è stata parzialmente rimossa, a favore del semplice panno verde sottostante. Il libro viene appoggiato, nella parte superiore, alla stoffa aggrovigliata, utilizzata come un leggio. Il lembo destro del cuoio della copertina sta coprendo, quindi cancellando, una collana d’oro e un anello, una lettera, alcuni petali di rosa sparsi. Gli ori sono probabilmente un dono di fidanzamento, quanto le lettere che appaiono sul tavolo sono, evidentemente, missive d’amore. La missiva singola è l’ultima lettera, quella del commiato. Dobbiamo ricordare che, nel passato, nel caso di rottura del fidanzamento, i promessi sposi erano tenuti, per riservatezza e perché fosse eliminato ogni segno del legame, a restituire le lettere e i doni ricevuti.
Il giovane ritratto nell’opera di Lotto, all’improvviso, si accorge, di aver sbagliato a scegliere una vita elegante (il drappo azzurro) e le dolcezze illusorie dell’amore (i petali, le lettere, i doni del fidanzamento). Così abbandona tutto ciò che lo distolga da un impegno serio, quello dello studio.
a ramarro
Si può anche ipotizzare che questo dipinto allegorico volesse sottolineare la scelta di un giovane realmente vissuto – l’intensità reale del volto, lascerebbe pensare realmente a un ritratto – che, a un certo punto della propria vita, decide di abbandonare tutto per intraprendere la via sacerdotale, anche se non esistono segni precisi in tale direzione. Di sicura rilevanza semantica è la piccola chiave che pende dal mobile. Essa certamente, così collocata, significa che ora è possibile un accesso, un’entrata di una certa importanza.
lorenzo caravaggio
Anche nel Ragazzo morso dal ramarro, realizzato in una doppia versione da Caravaggio, durante il primo periodo romano, l’aggressivo ramarro – che morde, nella realtà, quando si trova nell’incapacità di fuggire – si presenta come inquietante avvertimento, finalizzato alla redenzione, per quanto la sua figura sia inserita in un piano all’apparenza estremamente realistico, nel quale le funzioni simboliche paiono molto stemperate.

Il ramarro che morde il dito porta ad una sorta di cortocircuito il giovane molto effeminato, che stava, evidentemente, raccogliendo i frutti dalla tavola, assecondando esclusivamente il proprio desiderio fisico. Il ramarro lo attacca, mordendogli il dito. La reazione del sistema nervoso del giovane uomo è colta con una straordinaria abilità da Caravaggio, in un capolavoro assoluto della lettura del moto sconvolgente dell’anima e dei nervi. Il protagonista viene percorso da quella che appare come un’immediata contrazione elettrica delle masse muscolari, che ne mutano l’espressione, dividendo, addirittura il volto in due parti asimmetriche, in un’onda di orrore che si estende.
Questo brano pittorico potrebbe essere tratto da Caravaggio, com’è già stato ampiamente sottolineato, dai Pescivendoli di Vincenzo Campi o da disegni di Sofonisba Anguissola. Campi, all’interno dei Pescivendoli, rappresenta una varietà infinita di specie ittiche, nei pressi di una donna con un bambino in braccio che viene corteggiata da un uomo.
lorenzo vincenzo campi pescivendoli
Il bambino viene morso dal granchio e piange. Anch’esso potrebbe configurarsi, al di là della scenetta di genere, come un intervento del gambero volto a richiamare la donna alla propria virtù e ai pericoli nascosti nella concessione totale di sé agli allettamenti della natura. Si noti anche il cane bianco -i cani sono quasi esclusivamente simboli di fedeltà e di difesa del padrone – che sembra abbaiare furiosamente per avvertire la padrona, distratta dal cibo e dal corteggiamento, quindi dal piacere. Il disegno di Sofonisba Anguissola (qui sotto) è invece finalizzato a cogliere il moto di dolore e di terrore sul volto del bambino, esclusivamente per dimostrare la propria capacità nel restituire, in modo eccezionalmente realistico, un moto espressivo estremo, come quello del pianto e della paura.
lorenzo sofonisba anguissola
Il morso improvviso – anche da parte di una  tarantola – viene interpretato da Leonardo come un segno di fortificazione di una volontà difficile da assumere (il proponimento), al cospetto della comodità di una scelta più facile. “Il morso della taranta (tarantola ndr ) mantiene l’omo nel suo proponimento, cioè quello che pensava quando fu morso” scrive Leonardo.
Tornando a ramarri, lucertole e gechi, spesso confusi nella simbologia, essi vengono intesi come animali solari e pertanto correlati alla luce e a Dio. Il testo proto cristiano Physiologus narra che quando una lucertola, molto vecchia, perde la vista, dirige il muso verso il sole e, grazie ai raggi intensi, la riacquista miracolosamente. “A questo modo, o uomo – è scritto nel libro antico – quando (…) i tuoi occhi si offuscano cerca anche tu il sole, sorgente della giustizia, di nostro Signore Gesù Cristo, ed egli aprirà gli occhi del tuo cuore”. La lucertola è osservata con positivo interesse da parte del cristiano, perché va in letargo e si risveglia, come accadrà agli uomini con la Resurrezione. In più, nel caso perda la coda, può vederla miracolosamente ricrescere. Forse per questo è associata, nelle monete romane,alla dea Salus e ad Apollo, dio solare.