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"In transito" dai ruderi alla nuova modernità: corpi, gigli, statue e macerie


Aurelio Andrighetto, Tiziano Colombo, Man/eck, Stefania Zorzi
a marchina invito
 
 
di Maurizio Bernardelli Curuz
Mutuando la condizione nomade della nuova frontiera americana, dell’on the road e di terre senza confini nè costellazioni, delle periferie metropolitane, la vita umana urbana è sempre più prigioniera di un convoglio che, come qui accanto, in questa galleria d’arte, la Gare 82 + 395 Arte contemporanea (Brescia), provoca uno spostamento d’aria un sibilo che si perde nel terreno vibrante. Il transito non è tanto, in Aurelio Andrighetto, Tiziano Colombo, Man/eck, Stefania Zorzi (che qui espongono), secondo il topos della letteratura e dell’arte novecentesca, un muoversi da un direzione all’altra – com’era per Ulisse o per Mosé o per gli stessi prigionieri dei relitti che oggi attraversano il Mediterraneo -, ma un viaggio su una metropolitana circolare, un’esperienza oscura, sotterranea, all’interno della quale cercare un senso, anch’esso transitorio. E’ dall’Ulisse di Joyce che si trae questo spaesamento nevrotico di una quotidianità senza eroismo. Transitare, sotto il profilo artistico, significa, poi, non ancorarsi a un linguaggio ed eliminare ogni canonica distinzione tra pittura, scultura, perfomance, fotografia, cinema poichè è solo nella metamorfosi che è possibile creare un’interferenza tra chi produce l’opera d’arte e chi la osserva. E’ simile all’osservazione di due occhi incantevoli, nello scompartimento di un treno che è quasi fermo che viaggia in senso opposto, rispetto al nostro. Due occhi che ti guardano e che tu guardi perchè poi si perderanno per sempre. E’ in quell’istante che scatta il senso dell’umano, pur essendo al centro di un divenire perpetuo e di una metamorfosi. L’intelligenza critica di Ettore Marchina, che ha aperto una galleria in una terra di nessuno, su una losanga minuta, compressa tra le linee della ferrovia e la strada ha già prodotto, di per sè, un capolavoro semantico. Quanto le scelte che egli compie, nell’ambito delle mostre. In-transito è una rassegna che pone in dialogo quattro artisti consci e molto maturi nell’elaborazione dei concetti e dei segni, contrassegnati da una ricerca tecnicamente elegantissima che parte dalle macerie o dal ricordo dell’antico, in contrapposizione o metamorfosi, con il presente. Tappa perfetta per chi produce contemporanea in Italia, senza aderire a stilemi lontani.
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Aurelio Andrighetto

E’ la grande bellezza contro la quale ci dibattiamo, per annullarla, per ridurla come se fosse materia solubile, proprio nel modo in cui avviene nell’opera di Andrighetto, in cui la reliquia dell’arte ellenistica appare spaesata e inadatta, a tal punto consumata o presente con un’evidenza irreale, ad esprimere ogni senso dell’umano. Come dire che non è più tempo di stelle fisse e per simulacri imperniati e stabili.
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Man/eck

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Man/eck

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Man/eck

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Man/eck

La bellezza sta allora nel residuato, nelle macerie e nella polvere di un Novecento industriale italiano che Man/eck ricostruisce perfettamente in sculture che rappresentano auto, cabine telefoniche, frigoriferi bombati, carretti con libri usati, piccoli grandi miti delle nostre strade in anni ormai perduti, opere realizzate con cartoni e materiali di recupero e finiti ad olio, come quadri.
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Stefania Zorzi

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Stefania Zorzi

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Stefania Zorzi

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Stefania Zorzi

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Stefania Zorzi

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Stefania Zorzi

Stefania Zorzi, con il nitore filmico delle proprie immagini, che ben conosciamo, unisce testimonianza attoriale, performance e fotografia nel dialogo tra il corpo e le macerie, tra il corpo e la sua afasia e la sua costrizione. Un corpo negato, che appare nella sua statuaria bellezza soltanto durante il sonno, quando il transito tumultoso del giorno è concluso.

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Tiziano Colombo

Cinema, pittura, body painting e danza si uniscono nel video poetico di Tiziano Colombo, un’interlocuzione fiabesca, elegantissima tra i colori di un fiore monumentale e di una donna che si mimetizza, fino a congiungersi con esso, come nella riscrittura delle Metamorfosi di Ovidio, alla ricerca di un’identità mimetica, di una salvezza che si presenterà come una rivelazione multicolore, su un fondo oscuro.