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Kees van Dongen, dal realismo dei bordelli ai salotti mondani di Parigi


 
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Nel 1897 Kees Van Dongen ebbe in dono dal padre per il ventesimo compleanno un  viaggio a Parigi. Inizialmente, per mantenersi nella Ville Lumiére, secondo la sua testimonianza, svolse lavori disparati: da guida all’Exposition Universelle, a venditore di giornali, accettando spesso di realizzare ritratti per pochi franchi. Da subito fu attirato dal quartiere della prostituzione, dove, senza sosta, eseguiva numerosissimi schizzi che prendevano vita una volta ritornato nell’atelier. Se agli albori del XX secolo esitò tra una tavolozza chiara ed una scura, è nel 1905 – Lusso, calma e voluttà di Matisse risaliva all’anno precedente – che abbracciò un realismo brutale, pienamente fauve. Questo suo nuovo stile si sposava perfettamente con i soggetti da lui scelti in quegli anni: le donne, soprattutto prostitute, e il mondo del circo.

KEES VAN DONGEN, Il vecchio pagliaccio, 1906, olio su tela, 130 x 97 cm, Ginevra, Musée de Petit Palais
KEES VAN DONGEN, Il vecchio pagliaccio, 1906, olio su tela, 130 x 97 cm, Ginevra, Musée de Petit Palais

E’ curioso ricordare che l’olandese aveva preso l’abitudine di frequentare insieme a Picasso, il Circo Medrano, divertimento poco costoso e quindi facilmente accessibile anche agli squattrinati artisti di Montmartre. Per entrambi fu un periodo breve, ma molto produttivo, terminato il quale Van Dongen ritorno ad essere il “pittore della donna”, vero e proprio cultore del corpo femminile. Sarà l’incontro con Luisa Casati, amica di D’Annunzio, a determinare un ulteriore cambiamento nella sua produzione: dal 1913 egli divenne infatti il ritrattista alla moda dell’alta società parigina, e la sua casa uno dei salotti più frequentati dell’epoca, dove in molti si recavano per farsi immortalare. Finito così il periodo fauve, iniziò quello dell’artista mondano.
 
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