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La forma del calamaro nel piatto di Gualtiero Marchesi


di Gualtiero Marchesi

Luigi Rognoni scriveva che “la decadenza della forma è la decadenza dell’anima, cioè del contenuto; e il crescere della forma è il crescere del contenuto, cioè dell’anima”. Ingeborg Bachmann, invece, affermava nelle Lezioni di Francoforte che “il poeta esiste realmente solo in quanto ha una sua direzione, e
segue la sua traiettoria come l’unica via possibile”, assumendosi l’obbligo inevitabile di definire il mondo.
Queste affermazioni, che ho letto di recente, confermano, credo, la bontà dell’idea alla base del mio lavoro creativo, alla base cioè di quella “cucina della verità” che altro non è se non rispetto rigoroso della forma e, quindi, della materia.
In tale contesto nasce pure la presente Calamarata. Sul fondo nero del piatto, ho composto – memore dell’insegnamento implicito nella “scrittura” di Arp – i tocchetti di calamaro, condito con olio e limone. Il riso bollito con piselli, sedano e carote viene servito a parte. La bellezza misteriosa della semplicità si rivela qui in tutto il suo fascino.