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L'artista che fotografa le vere fate e le anime leggiadre



“Sono nata nel 1976 e cresciuta nella contea inglese del Kent, noto a molti come il ‘Giardino d’Inghilterra – racconta  Kirsty Mitchell – I miei primi ricordi sono le storie lette da mia madre, quand’ero bambina. La mamma era un’insegnante di inglese e mi ha letto libri quasi tutti i giorni, fino a un’età nella quale non potevo confessare che parte del mio tempo lo passavo ancora ascoltandola leggere. Ha instillato in me il dono più prezioso che una madre può consegnare al proprio figlio: l’ immaginazione e l’incrollabile fede nella bellezza”.
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Fino ai 25 anni Mitchell ha studiato storia dell’arte e  fotografia,  per poi passare al corso di laurea “di ‘Costume per Performance’ al London College of Fashion. Per un breve periodo ha lavorato nel settore ed ha completato la sua formazione universitaria con design della moda, al Ravensbourne College of Art. Durante questo periodo ha compiuto due stage presso gli studi di design di Alexander McQueen e Hussein Chalayan, esperienze che hanno lasciato un profondo segno nell’artista.
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“Da allora ho lavorato a tempo pieno come senior designer per un marchio mondiale della moda, fino al 2007 quando – racconta Mitchell -una malattia ha portato un improvviso cambiamento in me, e mi ha indotto a prendere una macchina fotografica. Non riesco a spiegare come questo sia accaduto, ma una nuova, profonda e vera necessità era nata in un momento di difficoltà”. E’  in  questo periodo che la fotografa realizza un’ampia serie di intensi ritratti. Poi un altro grave dolore.
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“Purtroppo – dice Kirsty – a mia madre è stato diagnosticato un tumore al cervello. E il mio mondo è crollato. La fotografia è diventata la mia unica via di fuga. La mamma morì nel novembre 2008 e fu allora che la fotografia mi ha inghiottito, diventando una passione travolgente. Mi ritrovai a produrre pezzi che echeggiavano i ricordi delle sue storie e la fede nella meraviglia che mi trasmetteva da bambina e da ragazza. Combinando vari sfondi, ho iniziato a creare immagini in cui tutto  era prodotto o progettato da me, con l’aiuto occasionale di alcuni amici. I costumi, gli oggetti di scena, le scenografie e gli accessori erano parte vitale del processo fotografico”.


Il sito di Mitchell e i contatti con l’artista
http://www.kirstymitchellphotography.com/galleries.php
 
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