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Francesco Casanova, pittore: vita, immagini e quotazioni del fratello del seduttore. Artista di battaglie


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Francesco Casanova, Battaglia
Francesco Casanova, Battaglia

Francesco Giuseppe Casanova, fratello di Giacomo, il noto libertino, avventuriero escrittore, fu un pittore che riscosse un grande successo, al punto d’essere molto più conosciuto dello stesso fratello. Ma se il successo del pittore sarebbe poi tramontato con la sua morte e con lo sprofondamento dell’ancien régime, la fortuna del primogenito sarebbe invece postumamente aumentata fino a trasformarlo in un emblema del Settecento.

Francesco Casanova, Ritratto di Giacomo casanova, 1750-1755
Francesco Casanova, Ritratto di Giacomo casanova, 1750-1755

Francesco era nato nel 1727, due anni dopo Giacomo. Era venuto alla luce a Londra, dove sua madre, la veneziana Zanetta Farussi, aveva debuttato come attrice, donna che Carlo Goldoni nelle sue Memorie avrebbe successivamente ricordato come: “….una vedova bellissima e assai valente”. La nascita in terra londinese e la leggerezza di costumi del Settecento, avevano permesso a Francesco di affermare di non essere un vero Casanova, ma di essere figlio di re Giorgio II. Suo padre, ufficialmente, era invece Gaetano Casanova, un attore e ballerino proveniente da Parma, con lontane origini spagnole, trasferitosi a Venezia per motivi di lavoro. Secondo la genealogia posta all’inizio delle Memorie di Giacomo Casanova, la famiglia paterna sarebbe stata originaria di Saragozza.

Francesco Casanova, Uomo che beve
Francesco Casanova, Uomo che beve

Mentre il pittore Francesco diceva di essere figlio del re d’Inghilterra, Giacomo, secondo le voci popolari, veniva indicato come figlio del nobile Michele Grimani, che avrebbe sempre protetto la famiglia Casanova. Lo stesso Giacomo scrisse un libello in cui sosteneva questa tesi, contro il figlio di Grimani. Queste capacità camaleontiche di mutare, di attirare la simpatia, di essere suadenti o aggressivi, millantatori o ricattatori maturarono nei Casanova probabilmente anche in seguito alla morte del capofamiglia. Colui che ufficialmente era padre di Giacomo, di Francesco, di Faustina Maddalena (28 dicembre 1731), di Maria Maddalena Antonia Stella (25 dicembre 1732), di Gaetano Alvise (16 febbraio 1734) morì prematuramente quando il primogenito aveva soltanto otto anni. I bambini così crebbero un po’ con la madre, molto impegnata nel lavoro e nel coltivare le sue influenti amicizie, e con l’adorata nonna, con molto affetto e con i vizi compensativi che si riservano normalmente agli orfani. I ragazzi mostrarono tratti comuni tra loro, quali la piacevolezza, l’estroversione, l’amore per il rischio, i modi aristocratici e l’ambizione di giungere ai vertici della società.

Mentre Giacomo imboccava strade dispersive che l’avrebbero trasformato in un perfetto avventuriero, Francesco cercava la gloria nella pittura, attraverso un percorso formativo di notevole livello, anche se durissimo. Giacomo ricorda, nell’autobiografia, la sofferenza del fratello, che doveva sottostare all’infame regime di bottega del pittore Giovanni Antonio Guardi. Successsivamente, probabilmente anche grazie alla raccomandazione ricevuta da Grimani – che, alla morte dell’attore Gaetano Casanova, aveva assunto la tutela dei bambini e che era proprietario di due teatri – Francesco passò a collaborare con il collega Antonio Joli, pittore impegnato nella realizzazione di scenografie teatrali. ucessivamente decise di cambiare genere, passando alla pittura di battaglie, che risultava particolarmente richiesta dal mercato e che gli permetteva di mettere inl uce la scioltezza tecnica nel rendere il movimento degli armati. La formazione, in questo genere pittorico, avvenne nella bottega di Francesco Simonini, uno specialista che aveva preso come modello le opere del Borgognone, pittore molto amato dalla borghesia e dalla nobiltà. Esporre figure di guerra nella propria casa o palazzo significava sottolineare o millantare un impegno bellico come sostegno o rinnovamento della nobiltà, non basata sul commercio o sul maneggio economico, ma alimentata dal rinnovamento di radici eroiche.

Francesco Casanova, Sosta di un cavaliere presso una fontana
Francesco Casanova, Sosta di un cavaliere presso una fontana

Francesco Casanova capì presto che avrebbe dovuto lasciare Venezia per raggiungere Parigi, la capitale del mondo. Vi si trasferì nel 1751, ma l’anno seguente, avendo saputo che nelle gallerie tedesche erano conservati straordinari dipinti del genere guerresco, raggiunse Dresda, dove rimase fino al 1757, spendendo il suo tempo a copiare le migliori scene nella Galleria degli Elettori di Sassonia. Un bagaglio di copie e di spunti iconografici che gli permise di moltiplicare il repertorio. Al suo ritorno a Parigi, nel 1758, completò la sua formazione nello studio di Charles Parrocel. Oltre ai dipinti di battaglie, Casanova realizzò paesaggi con figure e bestiame, quanto opere di soggetto pastorale.

Il successo non fu immediato perché i risultati della sua prima mostra furono disastrosi. Successivamente, ricevette valutazioni positive tra le quali si segnala quella autorevole del filosofo Denis Diderot, che scrisse di lui: “In verità, quest’uomo ha il fuoco dell’audacia, e le sue opere sono contraddistinte da un bel colore, vivace … Questo Casanova è ora un uomo di fervida immaginazione, un grande colorista, un creatore di ambientazioni calde; è dotato di una testa audace, è un buon poeta e un grande pittore”.

Iniziano così a giungere commissioni prestigiose e Francesco è ammesso alla Reale Accademia di Pittura e Scultura (22 agosto 1761). Nel 1763 presenta al Salon il proprio quadro dipinto per l’ammissione alla reale accadamia, ma riceve, questa volta, le critiche dello stesso Diderot: “Ah! Il signor Casanova, che fine ha fatto il tuo talento? – scrive il filosofo – Il colore è meno forte, il vostro disegno è troppo minuzioso”.

Francesco Casanova, Battaglia di cavalleria
Francesco Casanova, Battaglia di cavalleria

Frattanto, il 26 Giugno 1762, Francesco Casanova aveva sposato Jeanne-Marie Jolivet (1734-1773), una comparsa alla Comédie Italienne dal 1759, ma probabilmente amante di qualche cospicuo personaggio della corte. Attraverso l’intermediazione della moglie, l’artista ebbe la possibilità di raggiungere i grandi collezionisti e di arricchirsi rapidamente, ma conducendo una vita impossibile a causa delle difficoltà del proprio rapporto comiugale. In questo periodo, con una sensibilità pre-romantica – sviluppatasi forse anche attorno ai dibattiti sul Sublime – iniziò a dipingere scene sempre più corrusche, disastri, tempeste, uragani, furti.
Rifugiatosi a Vienna, grazie all’amicizia del principe de Ligne, conobbe il primo ministro, principe di Kaunitz, e giunse al vertice del suo successo.
francesco casanova

Negli anni successivi continuò sempre a servire una committenza istituzionale. Molti suoi quadri furono acquistati o commissionati da Caterina II di Russia e furono esposti all’Ermitage di Pietroburgo, dove si trovano tuttora.
Ebbe anche grande successo come autore di cartoni utilizzati per produrre tappezzerie e rivestimenti, solitamente raffiguranti panorami campestri. L’attività gli fruttò ingenti guadagni.
Collaborò in questo ambito dal 1770 al 1787 con la Manifattura Reale di Beauvais producendo una settantina di soggetti. Grande dissipatore di ricchezza, Francesco morì povero a Vorderbrühl, villaggio presso Mödling, nell’Austria meridionale, nel 1803.

Francesco Casanova, Viaggiatori in paesaggio invernale
Francesco Casanova, Viaggiatori in paesaggio invernale
Francesco Casanova, Scena di battaglia
Francesco Casanova, Scena di battaglia

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