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"Nickolas Muray. Celebrity Portrais" dal 16 ottobre a Palazzo Ducale




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NICKOLAS MURAY. Celebrity Portraits
GENOVA, PALAZZO DUCALE (Sottoporticato)
16 OTTOBRE 2014 > 8 FEBBRAIO 2015

Orario: lunedì 14-19, dal martedì alla domenica: 9-19

Informazioni:
Tel.: +39 010 8171604
biglietteria@palazzoducale.genova.it

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“Fotografia, fortunatamente, per me è stata non solo una professione, ma anche un contatto tra le persone a comprendere la natura umana e registrare, se possibile, il meglio di ogni individuo.” (Nickolas Muray)
Palazzo Ducale presenta per la prima volta in Italia una mostra monografica del famoso fotografo statunitense di origini ungheresi Nickolas Muray. Oltre 200 foto, di cui 104 provenienti dalla George Eastman House ( NY ), 40 dagli archivi Nickolas Muray, curati dalla figlia Mimi, 14 da quelli di Condé Nast – Vanity Fair e le rimanenti da varie collezioni private, ripercorrono il lavoro eclettico del grande fotografo, dagli scatti alle celebrità hollywoodiane ai lavori più prettamente legati alla grande pubblicità.

Marilyn Monroe
Marilyn Monroe

Un excursus fotografico di circa 40 anni, a cominciare dai primi anni Venti, quando riceve il suo primo incarico dalla prestigiosa rivista Harper Bazaar e dopo qualche anno da Vanity Fair, fino a divenire uno dei più famosi ritrattisti d’America. Dal 1920 al 1940 Muray fa oltre 10.000 ritratti che comprendono  attori, ballerini, stelle del cinema, politici e scrittori. Tra le foto più famose ci sono quelle a Marylin Monroe, Greta Garbo, Charlie Chaplin, Joan Crawford,  Ruth St. Denis, Elizabeth Taylor, Carol Lombard, Anna Duncan, Marlene Dietrich, Martha Graham, Florence Reed, Gloria Swanson e Claude Monet.
Muray ha creato anche molte immagini pubblicitarie divenute vere e proprie icone. Nel 1930 e per molti anni ancora i suoi lavori pubblicitari, i primi a colori, apparvero sui più noti magazine americani. Grazie alla tecnica carbro che utilizza dei pigmenti di colore al carbone, imparata negli anni degli studi a Berlino sulla fotoincisione, Muray, perfezionandola, riesce a stampare delle perfette fotografie a colori, che lo rendono il maestro riconosciuto di tale tecnica. Tra le vicende e le frequentazioni di Muray, una delle più significative fu l’incontro con Frida Kahlo nel 1931 in Messico. Incontro che sfociò in una storia d’amore lunga dieci anni e successivamente in un’amicizia che durò fino alla morte della grande artista messicana nel 1954. Nel corso della loro trentennale relazione numerosissimi furono gli scatti che Muray fece a Frida, molti dei quali in mostra. I lavori di Nickolas Muray hanno ispirato molti altri artisti, tra i quali Irving Penn, Diane Arbus e Annie Leibovitz. Il suo stile unico e le sue tecniche innovative hanno posto Muray tra i grandi maestri della fotografia del XX secolo.
La mostra  curata da Salomon Grimberg è promossa dal Comune di Genova, prodotta e organizzata  da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e MondoMostreSkira.
 


Marlene Dietrich
Marlene Dietrich

Biografia
Nickolas Muray (1892-1965) era “un uomo per tutte le stagioni”. Ungherese di nascita, a ventuno anni emigrò negli Stati Uniti portando con sé la ferma convinzione che avrebbe fatto qualcosa di memorabile. Al momento della sua morte, sembrava avesse fotografato tutto e tutti – dai presidenti alla zuppa di piselli. La maggior parte degli americani conosceva le sue fotografie, se non il loro creatore. Muray aveva una fama internazionale pari a quella di un campione olimpico di scherma; lui invece era un pilota e un amante delle donne. Dotato di abbondante talento, grande fascino personale, bell’aspetto e sconfinate doti creative, riuscì comunque a vivere seguendo la sua natura di uomo riservato.

Greta Garbo, 1929
Greta Garbo, 1929

Nell’agosto del 1913, con venticinque dollari in tasca, un vocabolario inglese di una cinquantina di parole e una determinazione implacabile, Miklós Murai arrivò a Ellis Island, dove divenne Nickolas Muray. Nel 1920, Nick si era già trasferito al 129 di MacDougall Street, nel Greenwich Village, dove viveva e lavorava. La mostra allestita in una piccola galleria d’arte a due passi da casa richiamò l’attenzione sui suoi ritratti. Ben presto le fotografie di Muray furono pubblicate sul “New York Tribune”, e lui venne ingaggiato dalla rivista “Harper’s Bazaar” per fotografare la star di Broadway Florence Reed. Lo stile evocativo dei suoi ritratti dall’effetto flou fece immediatamente scalpore, tanto che Nick si ritrovò ben presto a fotografare tutti quelli che contavano: attori, ballerini, star del cinema, politici e scrittori. Muray era molto richiesto anche come fotografo commerciale per la pubblicità, la moda, il design di interni. Molti dei suoi clienti, inizialmente attratti dall’eccellente qualità delle fotografie di Nick, lo raccomandavano ad altri o tornavano da lui sedotti dalla sua personalità vincente. Nickolas Muray era un uomo pieno di charme, che faceva innamorare le donne e suscitava negli uomini il desiderio di essere suoi amici. Così divenne il più acclamato fotografo di moda e di vip degli anni Venti.
Lo studio nel sottotetto di Nickolas Muray avrebbe potuto essere quello di ogni altro artista, in qualsiasi altra parte del mondo: muri intonacati di bianco, una tenda di velluto nero, una sedia da cucina dipinta di verde. Sull’alto soffitto a spiovente si apriva un lucernario a scomparti munito di tende che potevano essere tirate per modulare la luce e ottenere l’effetto desiderato. Dietro la scrivania ingombra di pile di carte e di un insieme disordinato di oggetti disposti a caso, c’era un camino su cui erano appesi alcuni dei ritratti preferiti di Nick. Un angolo della stanza era occupato dalla camera oscura, adiacente alla stanza da letto, usata come spogliatoio. In questo studio, Nick Muray escogitò un metodo che avrebbe usato durante tutta la sua carriera: quello di intrattenere i modelli in modo da non permettere loro di capire quando avrebbe scattato la fotografia.  Conversando con fare amichevole e in tono amabile, portava abilmente il discorso sui loro interessi, aspettando il momento giusto per scattare la foto e utilizzando un otturatore silenzioso per non creare distrazioni. Quando aveva ottenuto l’immagine che voleva, diceva: “Touché”. Nick descrive così il suo modo di creare il ritratto a partire da un’intuizione: “Un fotografo deve vedere la sua immagine prima di riprenderla. Deve sapere che cosa la macchina registrerà sia prima di schiacciare la pompetta, sia quando la lastra è sviluppata. Non ogni espressione, non ogni posa è un’immagine, bisogna aspettare quella giusta e riconoscerla quando arriva […]”.
Il 1921 fu un anno fondamentale per Nick. Frank Crowninshield di “Vanity Fair” lo incaricò di fotografare personaggi famosi del mondo dell’arte. Nick immortalò oltre 350 soggetti per la sola rivista. Alla fine degli anni Venti, aveva realizzato oltre 10.000 ritratti.
Nel 1931, sul numero di maggio del “Ladies’ Home Journal”, Nickolas Muray fece storia, pubblicando per la prima volta una fotografia a colori naturali in una rivista americana. Il reportage si intitolava Moda parigina per l’estate.
La scelta del colore naturale era stata involontariamente dettata dal Crollo della Borsa del ‘29, che costrinse Nick a rivalutare la sua professione per poter sopravvivere a quei tempi duri. Fino a quel momento, le pubblicità a colori sulle pagine delle riviste erano dipinte a mano dagli illustratori, e l’uso della fotografia a colori naturali sembrava al di là da venire. I quattro anni di formazione e di lavoro in Germania prima di arrivare in America avrebbero ripagato Nick in modi che non poteva prevedere.
Con l’ausilio di una Jos-pe Tri-Color one-shot dotata di tre lastre di vetro, filtri per l’esposizione da montare su una lente, e il procedimento di stampa carbro, in grado di rendere oggetti e incarnati con una fedeltà cromatica mai vista prima, Nick divenne il fotografo commerciale per eccellenza.
Gli americani cominciavano a diventare dei consumatori di massa, con un appetito insaziabile di beni, servizi e svaghi. L’acquisto di prodotti di massa era alimentato da campagne pubblicitarie senza precedenti, che creavano nella mente di un’intera popolazione il bisogno di lussi “necessari”. Il nuovo era meglio, il vecchio da buttare via. La concorrenza era spietata, e le aziende cominciavano ad affidare sempre di più ai fotografi le loro campagne pubblicitarie.
A posteriori, un giornalista ha osservato: “Per gli standard dell’epoca, le donne delle sue foto erano più belle di quelle reali, le sue tavole imbandite più scintillanti, le sue pietanze più prelibate, i suoi atleti americani più solidi e scolpiti di quanto qualsiasi essere umano potrebbe sperare di essere”. Un giorno, al culmine del successo, Nickolas Muray esclamò: “Quello che voi sognate, noi lo fotografiamo – fa parte del lavoro!”.
Durante la sua vita Muray praticò la scherma ai più alti livelli, malgrado la sua impegnativa attività lavorativa, trovò sempre il tempo di allenarsi e di partecipare a numerose gare. Fu campione statunitense di sciabola nel 1928 e nel 1929 e rappresentò gli USA alle Olimpiadi nel 1928 e nel 1932.
Nickolas Muray morì a New York il 2 novembre del1965 durante un allenamento. Al momento della sua morte erano più di sessanta le medaglie vinte in gara e fu ricordato come “ Uno dei venti più grandi schermitori della Storia Americana”