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Oscar Di Prata – I simboli: amore, sopraffazione politica, sfruttamento, solitudine


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Gli uccelli

oscar b In Di Prata sono generalmente simboli araldici e come tali si richiamano a forze totemiche arcaiche. Nelle forme di aggressivi predatori rafforzano, in chiave simbolica, la violenza che caratterizza i rappresentanti del potere raffigurati dall’artista. E’ un modo, questo, per mostrare, in chiave traslata, il profilo psicologico del personaggio, come se il rapace fosse incarnazione del tratto psicologico del protagonista del dipinto. Un significato diverso assumono quei volatili che possono appartenere al genere dei trampolieri. Gli aironi, come nella pittura rococò, incarnano il principio leggiadro della poesia pittorica. Molto spesso appaiono accanto a figure femminili o a personaggi positivi. L’eleganza del piumaggio è messa particolarmente in luce tanto sotto il profilo cromatico, quanto sotto l’aspetto compositivo. L’artista infatti utilizza per questi uccelli una grafia sciolta, per certi aspetti tiepolesca, che contribuisce a sottolinearne la leggiadria e la spiritualità. Essi, in taluni dipinti, sembrano infatti assumere un ruolo angelico di consolazione e di compassione – intesa nel senso etimologico di condivisione del dolore – nei confronti dell’uomo.
Le isole e le zattere  oscar c
 
È evidentissimo, in molte opere di Oscar Di Prata, il rimando a un capolavoro della pittura romantica, La zattera della Medusa di Théodore Géricault. Un’opera che ha profondamente influenzato l’artista bresciano, sia dal punto di vista formale e compositivo che da quello delle ricadute simboliche. Il mare che circonda le isole-zattere dipratiane – sulle quali brulicano personaggi, animali, statue e città murate – rappresenta il tempo come proiezione infinita dei secoli. La dimensione storica della vita, trasportata dai flutti del tempo, rende all’apparenza fragile questo luogo abitato da naufraghi metafisici. Ma non è così: l’immortalità dell’isola – intesa come umano consesso – si sviluppa dal rapporto stretto che si crea tra le parti, rendendo tale realtà, nonostante i travagli, inaffondabile. La cooperazione, l’amore e la solidarietà tra uomini sono il fondamento della civiltà che alligna su fragili lingue di terra.
Le donne e l’eros   oscar madre   oscar i   Nei quadri di Oscar Di Prata la donna è sovente un’apparizione che conferma il ruolo attribuitole dal neoplatonismo. Essa, per natura, ripudia la violenza, è fonte inesauribile di affetto e di protezione, è l’incarnazione più alta della bellezza intesa come grazia, nel contrappeso tra carnalità e spiritualità. Il suo ruolo dantesco e petrarchesco è quello di elevare l’uomo da una condizione di bassa incompletezza a un livello di percezione superiore del mondo. La donna, inoltre, si sublima nella maternità, nel rapporto di amore assoluto e totalizzante che la lega alla propria creatura. In altri dipinti, al contrario, la donna assume un ruolo negativo. Ciò è espresso dall’artista sia attraverso un processo mascolinizzante delle forme, sia dalla comparsa di alcuni simboli, come gli occhiali (che precludono l’intelligenza dello sguardo) o la scimmia.   Il potere oscar f I dignitari raffigurati dall’artista sono personaggi caratterizzati da un’uniforme diplomatica, da alamari, medaglie e onorificenze. Nei dipinti degli anni Settanta appaiono generalmente con scuri occhiali da sole, che ne celano gli occhi. Insondabili, corretti negli atteggiamenti ma prevaricatori – “la prevaricazione mi è sempre risultata insopportabile”, dice il pittore -, i farisaici uomini del potere sono costretti a nascondere la loro natura violenta sotto infiniti orpelli che comunque assumono il valore di spie d’una profonda violenza psicologica e della sopraffazione sociale, esercitata in un contesto di apparente legalità. Possono essere assimilati ai giudici di Kafka, che agiscono in nome di un lontano potere tellurico. Di Prata analizza tale violenza con elevata indignazione. Chi, nella scala gerarchica, approfitta della propria posizione per umiliare i suoi simili, si distacca dall’umanità.
I cardinali oscar h Nei quadri di Oscar Di Prata possiamo enucleare due Chiese. Quella dei cardinali che interpretano con generosità il proprio ruolo di intermediatori con il mondo della spirito – molto spesso i buoni prelati appaiono accanto alla figura di Cristo, consolando un’umanità nuda e dilaniata – e quella degli uomini di potere. In questa seconda accezione i cardinali vengono pittoricamente associati ai dignitari, segno di una violenza ancor più terribile, quella che cala nelle coscienze e che si appropria dell’unico luogo in cui ogni individuo può esercitare la propria libertà. Al di là delle implicanze simboliche, è innegabile poi il fatto che l’artista fosse fortemente attratto dalla bellezza delle mitre e dei pastorali dei principi della Chiesa e che in alcuni dipinti essi esercitino un’intensa azione di equilibrio compositivo nell’economia dell’opera.
La scimmia oscar d La scimmia è simbolo, nelle opere del nostro autore, di un grottesco servilismo. Perfetto lacchè dei dignitari, bravaccio di una cultura del potere che mostra ancora sopravvivenze di segmenti dello spagnolismo, questo animale allude al contempo a una condizione umana imperfetta, pre-storica, non transitata – poiché ciò risulta impossibile – attraverso la vera comprensione dei valori della civiltà. La scimmia diventa, nel quadro, incarnazione della violenza istintuale dei personaggi a cui s’accompagna, una violenza esplicitata in modo quasi “sonoro” nell’urlo bestiale cristallizzato sulla tela.
L’erma oscar g L’erma è la rappresentazione scultorea del busto di Ermes, che nel mondo classico veniva collocata su di un pilastrino ai crocevia a protezione dei viandanti. Per Di Prata, essa è metafora del feticcio, del disvalore, di una spiritualità fuorviante che non anela al vero Dio d’amore. Come il biblico vitello d’oro, può distogliere pur l’uomo accorto dal percorso autentico della verità. In alcuni casi le erme del nostro pittore raffigurano un bovide oppure scimmie, le quali – già lo si è visto – rimandano a uno stadio umano pre-storico e violento.   Le rovine oscar rovine Le vestigia del mondo classico, gli stemmi abbandonati, i bucrani, i lacerti di antiche sculture – talvolta inseriti in un preciso contesto paesaggistico – non sono soltanto segno del transito del tempo, ma prova di un’eternità tutta barocca – “pompa sei di dolor, segno non vano di nostra vanità” scriveva Góngora, poeta spagnolo del Seicento, parlando delle tombe monumentali – che sta nella sopravvivenza delle opere della civiltà, sulle quali la morte transita esclusivamente come momentaneo oscuramento.
 Il rinascimento e la rinascita sono incessanti per una società in grado di rimanere in equilibrio con se stessa, continuando a costruire sui valori estetici e morali del passato. “Per me la morte – ha dichiarato Di Prata – è solo il passaggio da una vita a un’altra. Dio non può aver creato l’essere umano per distruggerlo. I miei cari morti? Mi mancano tutti, ma stanno dentro di me, profondamente. Io li seguirò senza paura”.