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Perchè Tiziano dipinse un cagnolino che faceva pipì nella capanna e perchè fu cancellato


L’orina nell’arte
del primo Cinquecento
sostiene l’ortodossia
 
Prima che i dettati della Controriforma si diffondessero anche relativamente alla pittura e, in genere, all’arte, le capacità interpretative dei pittori, a sostegno della verità degli episodi evangelici e biblici, passavano anche attraverso il dipinto di uomini o cani che orinavano sulla sacra scena. Nulla di blasfemo, in questo caso. La Chiesa cattolica negli anni precedenti a San Carlo Borromeo, inflessibile, terribile, pudibondo riformatore e agli esiti della Controriforma, assecondò o permise ai pittori l’inserimento di frammenti di vita quotidiana nell’ambito delle opere sacre, elementi che successivamente, sarebbero stati eliminati in quanto non pertinenti al tema, che doveva essere sviluppato con la minor fantasia possibile, in perfetta aderenza con le verità esplicitata dalle narrazioni bibliche. Eppure nel periodo precedente a questa stretta iconografica un uomo che orina in fondo  a una valle – come nel Sant’Elia dormiente di Moretto –  o un cane che fa pipì su uno dei pali della capanna di Gesù bambino – come nella Natività di Tiziano, appartenuta proprio a San Carlo Borromeo – avevano un significato di verità teologica.
Elia confortato dall'Angelo

Un viandante che orina, sullo sfondo del quadro Elia confortato da un angelo (foto sopra) del Moretto
Un viandante che orina, sullo sfondo del quadro Elia confortato da un angelo (foto sopra) del Moretto

Essi servivano a comunicare al fedele che nulla dei libri sacri si collocava in una dimensione esclusivamente sovrannaturale e che tutto il percorso biblico. che dalla Creazione porta a Gesù e che da Gesù conduce alla predicazione da parte degli apostoli e dei discepoli, era calato in una realtà umanissima, quasi feriale.Ciò che era oggetto di narrazione non erano fiabe, ma eventi collocati nelle quotidianità, calati nel mondo di ognuno; attraverso questo escamotage linguistico era possibile al pittore aprire una finestra all’interno della quale il fedele riconoscesse in tutto la propria realtà; anche perchè il cattolicesimo, attraverso l’eucarestia, non è una semplice religione di rievocazione dei fatti, ma di rinnovamento degli atti. Gesù, che è figlio dell’uomo, torna ad essere presente quotidianamente sulla terra attraverso il sacrificio eucaristico. Egli permea la realtà. Si avvicina agli altri uomini, ne condivide il mondo. E in questo mondo transitano anche i cani che fanno la pipì contro alberi o pali. Dobbiamo certamente aggiungere che di questo avviso non era già più san Carlo Borromeo  – o comunque uno dei suoi assistenti –  che fece coprire, nel suo adorato quadro di  Tiziano, il cane che orina, figura di animale riportata alla luce durante un recente restauro.

L'adorazione dei pastori di Tiziano Vecellio, in cui appare il cane che orina. Sotto: lo stesso quadro, prima del restauro. Il cane era stato fatto coprire dall'entourage di San Carlo Borromeo.
L’Adorazione dei pastori di Tiziano Vecellio, in cui appare il cane che orina, con la funzione di accrescere la verità della scena. Sotto: lo stesso quadro, prima del restauro. Il cane era stato fatto coprire dall’entourage di San Carlo Borromeo.

TIZIANO ADORAZIONE DEI PASTORI PRIME RESTAURO