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Performer trascorre una settimana in una pietra. "Ecco come ho vissuto". Il video


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a pietra copertina
Ha trascorso una settimana rinchiuso in un macigno, all’interno del quale un utensile a controllo numerico aveva perfettamente scavato l’ingombro del suo corpo. L’unica possibilità di un minimo movimento era consentito alle dita dei piedi, che potevano contare sul vuoto tra la pelle delle scarpe e il piede. Questa performance è avvenuta al Palais de Tokyo di Parigi. Il protagonista è Abraham Poincheval, 1972, che ha improntato il proprio lavoro alla dimensione claustrofobica dello “stare dentro”.

Per noi tutti una sensazione orribile, insopportabile. Ma lui è davvero allenato. E racconta di non aver mai avuto un minuto di angoscia, mai un pensiero costretto, mai la reazione di soffocamento o di prigionia. L’artista dice di essere entrato in perfetta sinergia con il macigno, aderendo meglio alla realtà geologica e cosmica. Gli spettatori del museo, attraverso la minima fessura delle due valve della pietra gli parlavano, gli ponevano domande, anche semplici. Come facesse pipì, come e se si alimentasse. Ma tutto era conchiuso nella roccia. L’alimentazione era ridotta al minimo. Così per la pipì si consentiva un minimo movimento, aiutato dai propri assistenti. Qualcuno gli poneva domande come fosse un indovino. Altri gli recitavano poemi. L’unico disagio ammesso dall’artista ha riguardato la sensazione del tempo. In quella compressione, gli era impossibile adeguare il proprio orologio mentale a quello naturale.
Ma qual è la storia dell’artista? E come si mantiene? Rispondiamo immediatamente alla seconda domanda. Disegni dei progetti, schizzi e fotografie delle performance costituiscono il proprio contatto con il mercato.
Dopo la formazione al Collegio di Belle arti di Le Mans e alla Scuola Superiore di Belle Arti di Nantes, Abraham Pointcheval si è specializzato nella realizzazione di performance estreme, nel corso delle quali si chiude o si fa rinchiudere in spazi ristretti, ogni volta per diversi giorni.
Per la stessa mostra ha creato un dispositivo (Uovo, 2017) che richiede al protagonista della performance di covare uova di gallina per un periodo compreso tra i 21 e i 26 giorni.
Per Urban Vigie (2016) l’artista si è arroccato su un albero oltre dodici metri dal suolo, come un antico stilita. La performance è avvenuta prima al centro d’arte contemporanea in Rennes, poi alla Nuit Blanche di Parigi (Vigie / Stilita, 2016) questa volta a più venti metri dal suolo. Egli è rimasto 6 giorni consecutivi su una piattaforma di 1,6 x 1 metro con il minimo necessario per vivere.
Nel 2015 Abraham Pointcheval realizza una bottiglia di dimensioni che consentono di contenere il suo corpo. E viaggia nel Rodano da Lione alla Svizzera in una grande bottiglia di vetro.
Nel 2014 si chiude per 13 giorni in un orso imbalsamato durante una performance al Museo della caccia e della natura a Parigi.
Un’altra prova estrema è stata quella di farsi spingere – lui, chiuso in un cilindro metallico da – Digne-les-Bains a Caraglio, in Piemonte.
Abraham Pointcheval ha condotto numerose esibizioni con Lawrence Tixador. Nel 2001 si stabilirono sulle isole disabitate del Friuli, al fine di vivere in completa autosufficienza, come nel Paleolitico, per 8 giorni. Nel 2002 decidono di camminare in linea retta da Nantes a Caen e Metz superando a piedi ogni ostacolo.


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