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Richard Serra, equilibrio tecnologico e colpo di frusta



di Stefano Maria Baratti

Il famoso scultore minimalista e videoartista statunitense Richard Serra (San Francisco, 1939) è di nuovo presente presso la Gagosian Gallery (555 West 24th Street, New York, fino al 24 Ottobre 2015) con la mostra Ramble Drawings. Accanto alle sue celebri opere «curve», rappresentate spesso da spirali labirintiche in lamina in acciaio, oppure superfici concave e convesse elevate ad altezze e distanze variabili, la mostra propone una serie di disegni a carboncino e litografie, dove i motivi principali del suo lavoro – l’angolo retto e la linea curva – sollecitano nuove esperienze sensoriali, minacciose ed inquietanti, sempre nell’ottica minimalista del movimento artistico del Process Art, tendenza dell’arte contemporanea, detta anche Antiform , sviluppatasi sul finire degli anni Sessanta.
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L’approccio tipico di Serra,, di stampo concettuale, mira soprattutto ad evitare la rigida connotazione geometrica e seriale della Minimal Art, proponendo un progressivo «prosciugamento» emozionale con equilibri sospesi, da sinuosi fogli d’acciaio che creano un percorso curvilineo, ad un rigorismo morale ed ascetico di linee bianche su campo nero: il freddo assoluto e l’ azzeramento con la forma compiuta e chiusa in se stessa.

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Non distante dalle coeve esperienze dell’arte povera, l’evoluzione di Richard Serra – uno dei primi artisti a vedere un suo lavoro artistico pubblico rifiutato fisicamente dallo stesso pubblico – è caratterizata dalla rottura con l’oggetto tradizionale del disegno e della scultura, l’abbandono di ogni forma celebrativa, all’interno di una corrente di pensiero riassumibile attorno alle opere di altri artisti tra i quali Bruce Naumann, Eva Hesse, Keith Sonnier, Joseph Beuys e Barry Flanagan. Il baricentro dei lavori di Serra non è quindi «l’opera in sé» , ma l’esperienza fruitiva che ne fa il’osservatore, libero di «familiarizzarsi» con l’oggetto da diversi punti di vista.

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Nel 1979, l’autrice Rosalind Krauss affermò che le sculture di Serra «non sono architettura e tantomeno paesaggio», delinendo la rigidità di opere che, per morfologia e ispirazione, variano a seconda della posizione del visitatore, rifiutando – come dichiara lo scultore – le convenzioni decorative legate al concetto dii «parco con sculture» a favore di un atteggiamento anti-environment dove prevalgono il processo di realizzazione e le concrete condizioni spaziali e temporale dell’artefatto.

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Sia le sculture che i disegni di Serra sfruttano a pieno le proprietà fisiche dei materiali (dalla carta alle lastre d’acciaio) e si presentano come un’alternativa percettiva, o tipo di opera, che incarna sollecitazioni di nuove esperienze sensoriali mediante l’uso sia di materiali morbidi e malleabili (come il feltro, la plastica e la gomma), sia di quelli massicci (come i blocchi d’acciaio arrugginito) sempre, all’insegna del rifiuto di rigide strutturazioni formali, tramite la valorizzazione di materiali naturali ed industriali tra i più svariati, scelti in base alle loro proprietà fisiche.

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Richard Serra crea sculture e disegni che, nella loro vicinanza alla meccanica impersonale della nostra era tecnologica, ricercano l’incertezza di un gioco di forze tra il momento della stabilità e quello dell’instabilità, manifestazioni di che si riferiscono più propriamente a una società instabile, vissuta nell’intransigenza, come una linea curva che potrebbero trasformarsi improvvisamente e velocemente in una forza attiva e distruttiva.
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