Egli seppe distinguersi anche per quell'intensa capacità di far uscire le star del Novecento dal guscio stereotipato, per trarne intensi ritratti fotografici. Questa sua inclinazione fortemente introspettiva è ben rilevabile nel video che qui presentiamo
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Vadim Stein è nato a Kiev (Ucraina) nel 1967, città nella quale ha seguito un percorso formativo nel campo della scultura e del restauro. Dal 1985 al 1992 ha lavorato come attore e designer della luce. Dopo aver lasciato il teatro ha iniziato ad operare in campo fotografico, misurandosi prima con la scultura decorativa e la grafica, poi con l'indagine alla figura umana, colta in pose plastiche, potenziate dall'uso di materiale tessile aderentissimo. Accanto all'attività di fotografo, Stein prosegue il percorso nella scultura e nella scenografia
La presenza delle signore sui balconi o tra i vetri era regolamentato, nel passato, da ferree norme morali, che oggi abbiamo dimenticato. Le “donne per bene” potevano liberamente mostrarsi alla finestra soltanto in alcuni periodi, ma con un abbigliamento che ne denotasse la condizione sociale e che evitasse ogni fraintendimento. Quando i cambiamenti non ci fanno comprendere appieno il significato dei quadri
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L’atmosfera, all’apparenza serena – sul fondo si muove, accarezzando la superficie di un laghetto, un gruppo di anatre mentre, poco distanti, due cervi si abbeverano -, nasconde però una doppia insidia. L’attenzione dell’osservatore è immediatamente attirata dalla figura in primo piano, quella di Susanna, che, in virtù di un utilizzo della luce sapientemente studiata da Tintoretto, risplende nella sua carnagione chiara – che prevale su una vegetazione ombrosa – simile ad una dea pagana più che ad un’eroina biblica
Se i popoli del Nord Europa dimostravano di apprezzare la grottesca raffigurazione della libido femminile - quando ormai la fecondità era finita e i tempi non si sarebbero più rivelati pronubi all’amore con santi fini riproduttivi -, in Italia il gusto aveva una carica algebrica di segno opposto. I collezionisti sceglievano scene di seduzione nelle quali il corruttore fosse il maschio
Il diario dal carcere di Egon Schiele, che nell’aprile del 1912 fu incarcerato. L’autoricostruzione di un “crimine”: l''ospitalità data ad una giovinetta appena conosciuta. L’arrivo del padre di lei seguito a breve distanza da una visita della polizia. La candida dichiarazione relativa a disegni erotici che la (in)Giustizia trasforma in osceni. Schiele investiga su se stesso per capire i motivi della sua carcerazione. Di quei giorni interminabili durante i quali si rende conto di come il suo arresto non sia un malinteso.