Supremo cantore della natura valsabbina, questo pittore - pur nell’isolamento di una vita trascorsa tra le adorate montagne - seppe assorbire i fermenti culturali del suo tempo, perseguendo uno stile di elevato spessore lirico e formale
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Nobili e ricchi borghesi chiesero ai pittori più celebrati di cantare le imprese venatorie. Ecco due modi diversi di interpretare il mondo della caccia, dalla verità delle cose del Settecento all’edonismo biedermeier del secolo successivo
Tra il 1912 e il 1913 fu a Monaco di Baviera, subendo l’influenza della Secessione. Tornato a Brescia, il pittore si riaccostò alla lezione tradizionale del paesaggismo lombardo, dando vita ad opere che ci appaiono come proclami di fedeltà ai luoghi dell’anima
I depositi del grande museo parigino conservano le pale del maestro bresciano che finirono a Brera con l’avvento di Napoleone. Vivant Denon ritenne che Parigi dovesse veder rappresentata la soave bellezza dei dipinti del Bonvicino. Così propose e ottenne lo scambio. Ma ora le opere non sono visibili
Il Vo’ rappresenta il motivo predominante della sua pittura. Scoperta intorno al 1905, la suggestiva insenatura del Garda diventò il suo rifugio prediletto: una località pura e naturale, che ben si adattava al carattere introverso e riservato di un artista bohèmien come Bosio. Gli oli su tela, i disegni a matita e china, i delicati pastelli lasciano trasparire l’indelebile e profondo attaccamento a questo angolo di paradiso che il pittore non si stancò mai di ritrarre e che dipinse dalla più svariate angolazioni
Antonella Giapponesi Tarenghi segue un percorso formativo che parte dalla figurazione moderna, che molto spesso si lega ai temi dell'universo femminile alla ricerca di una nuova identità, per approdare ad un astrattismo geometrico e lirico, in cui si uniscono la poesia visiva, i calligrammi e le lettere, che assumono un carattere semantico e formale di natura post-futurista
I suoi straordinari verdi erano ottenuti con una procedura tizianesca: tanti colori venivano stesi sul fondo della tela o del cartone. Una volta asciutti, egli iniziava a dipingere. La preparazione influiva sulle pennellate sovrapposte creando quella morbida mutevolezza cromatica provocata, nei prati, dalla presenza di sassi, terre, sabbie o dall’infinita varietà delle erbe.
Lo scultore bresciano soggiornò a Parigi ed ebbe studio a Roma nella casa di Canova. Fu amico di Arturo Benedetti Michelangeli, si ispirò ad Arp e a Manzù per opere di meditata purezza formale. E il Vaticano gli richiese il ritratto di Pio XII