«Salubre e serena, l’arte sua ignora la bruttezza» (Ugo Ojetti). La grande abilità tecnica, la felice disinvoltura, il raro virtuosismo degli scorci e degli effetti di luce, la vivacità del colore e la scelta dei soggetti sempre all’aria aperta, hanno dato all’opera di Ettore Tito un inconfondibile prestigio. Le sue grandi composizioni allegoriche sono state eseguite su pareti affrescate e in queste si nota una spiccata ispirazione tiepolesca. Ed anche nelle altre opere è palese l’influenza della pittura del settecento veneziano
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Lungo la strada tracciata da Ippolito Caffi, il gruppo di pittori della Scuola veneziana assume nell’Ottocento un ruolo primario di rinnovamento antiaccademico ed un respiro europeo
Ettore Tito (Castellammare di Stabia, 1859 -- Venezia, 1941) si forma artisticamente a Napoli con van Haanen, a Venezia studia all'Accademia e trova come maestro Molmenti, dipingendo scene veneziane, dando il meglio di se' nella rappresentazione realistica degli ambienti popolari, a seguire dipinge inoltre seducenti scene mitologiche e degli accattivanti affreschi: a Roma (villa Berlinghieri) e Venezia (chiesa degli Scalzi), in sostituzione di quelli del Tiepolo, distrutti, rifacendosi alla pittura settecentesca. Musica: Paganini, III. Rondo' ("La Campanella") .