Nulla grava sulla stanza, dominata dalle carni seriche della divina signora. Il cane percepisce i vellutati movimenti della fantesca che sistema la biancheria nel cassone, in secondo piano, ma la sua attenzione selettiva, perdurante nella fase del sonno, lo porta a considerare ogni piccolo movimento del personale di servizio come suono di una conosciuta e rassicurante azione quotidiana. E’ sul versante esterno, al di qua della tela, nel punto in cui si colloca il fruitore, che avviene, sempre in virtù della presenza del cane addormentato, un fatto prodigioso. Tiziano, che realizza il dipinto per Guidobaldo della Rovere, Signore di Urbino, orienta gli occhi della donna così che possano incontrare lo sguardo dello spettatore.
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L’allestimento scenico delineato da Tintoretto coglie soprattutto il punto di vista psicologico del marito tradito. E’ solo da un’accurata osservazione della scena, infatti, che è possibile scoprire, anche grazie all’indicazione di un minuscolo cane che abbaia furiosamente all’intruso, la presenza del dio della guerra, l’elmo in testa comicamente nascosto sotto il letto.