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Un pugnale in mezzo agli occhi


Nella rappresentazione di santa Lucia riaffiorata sulle pareti di una chiesa piemontese, la tradizionale iconografia della vergine di Siracusa è declinata mediante la variabile di un dettaglio macabro e inquietante

 di Claudia Ghiraldello

La tradizione vuole che santa Lucia sia stata martirizzata sotto Diocleziano, ma su tale vicenda non vi sono racconti storicamente certi. La Passio composta tra il V e il VI secolo narra che Lucia, giovane e ricca siracusana, era fidanzata ad un suo concittadino. Mentre implorava la guarigione della madre sul sepolcro di sant’Agata, la santa le apparve in visione preannunciandole il martirio.


Lucia rinunciò al matrimonio ed iniziò a distribuire i suoi beni ai poveri. Il fidanzato allora la denunciò al console Pascasio come cristiana; ella venne arrestata, ma non sconfessò la sua fede. Pascasio diede ordine che fosse condotta in un lupanare, ma nemmeno la forza dei buoi, il fuoco, la pece e l’olio bollente versati su di lei ebbero effetto. Si decise allora di trucidarla: prima poté però ricevere l’Eucarestia e preannunciare la morte dell’imperatore e la pace per la Chiesa.
L’attributo iconografico degli occhi strappati si diffuse dal XIV secolo e si riferisce alla leggenda che vuole che la santa se li sia cavati per sfuggire al proprio pretendente. Un’altra leggenda vorrebbe, invece, che la santa stessa si fosse rimessi gli occhi che le erano stati strappati dai carnefici. In realtà il patronato di Lucia sulla vista deriva dal suo nome, che significa appunto “luce”.
Santa Lucia totale
Altri attributi della santa sono la palma del martirio, la lampada (evidente simbolo della luce), il libro, il calice, le fiamme, la spada e il pugnale (spesso infisso nel collo), questi ultimi le vere cause della morte della vergine.
A Benna, piccolo centro in provincia di Biella, durante alcuni interventi di ripristino della parrocchiale di San Pietro è riaffiorato un affresco cinquecentesco con la raffigurazione di Lucia. Un elemento assai curioso dell’opera è la veste damascata indossata dalla santa, a fondo ocra con eleganti lavorazioni in nero, la quale ripete perfettamente il motivo della stoffa del finto paliotto dipinto a fianco. L’abito è stretto in vita da un’importante fascia legata sul davanti. Voluminoso il manto, di colore rosso, simbolo di martirio.
La giovane, dalla capigliatura tenuta lunga fin sulle spalle e cinta all’altezza delle tempie da un serto di fiori, mostra un volto dai lineamenti sottili e addolciti. Regge con la mano destra, marcatamente prensile, il ramo di palma, mentre con la sinistra tiene il libro su cui sono stati posti i globi oculari e tra questi, infilato in verticale, lo stiletto. L’affresco risale al 1535, e va ricondotto allo stile della scuola di Defendente Ferrari.