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Un tuffo dove il sogno è più blu, in Veneto le grandi utopie pittoriche degli anni Settanta


di Claudio A. Barzaghi
Alle volte capita di essere colti da una sorta di struggente nostalgia, così come capita di domandarsi cosa possa essere successo e come abbiano fatto certe cose a sparire nel nulla. Colpa del tempo, certo, spesso gentiluomo ma con eguale frequenza eccentrico e baro.
Con un simile pensiero nella testa ci si può interrogare, infatti, su che fine possa aver fatto nel mondo dell’arte lo spirito degli anni ’70 e ‘80, quello pervaso dall’idea che tutto è possibile, e quindi in perenne rotta verso l’isola che non c’è, magari in compagnia di un irriducibile personaggio alla Peter Pan.
 

Marcolino Gandini, 1984
Marcolino Gandini, 1984

Beh, di sicuro quello spirito è scomparso (forse rintanato sull’isola finalmente raggiunta), però se ne può trovare ancora traccia qua e là; si tratta solo di cercare e un po’ spulciare. Così facendo, complice l’estate che rende tutto più facile e leggero, si può arrivare a San Martino di Lupari in provincia di Padova, dove esiste senza esistere (in caso contrario cosa c’entrerebbe Peter Pan?) il Museo Civico d’Arte Contemporanea intitolato a Umbro Apollonio.
Tutto ha inizio negli anni ’70, non a caso, quando un gruppo di ardimentosi collezionisti e appassionati d’arte decide di dare vita a una Biennale di arte contemporanea che sarà curata ininterrottamente dal 1971 al 1986 dall’artista Edoer Agostini. C’è da non crederci – sembrerebbe un’idea strampalata – eppure l’iniziativa funziona e ha pure successo, catapultando d’un balzo un piccolo paese della provincia sonnacchiosa nel bel mezzo della contemporaneità più sperimentale. Qui, all’interno di una chiesa sconsacrata sede della manifestazione, convergono di edizione in edizione i più bei nomi dell’arte programmata e cinetica del periodo, invadono lo spazio e creano il corpo dell’attuale collezione. Si tratta di nomi del calibro di Max Bill, Julio Le Parc, Horacio Garcia Rossi, i membri dell’ex Gruppo Enne quasi al completo (Biasi, Chiggio, Landi, Massironi), Victor Vasarely, e moltissimi altri. Insomma, il tuffo in un mare turbolento che ha fatto del continuo mutamento visivo la propria missione artistica.
Salvador Presta, 1983
Salvador Presta, 1983

Tutto bene al dunque: sì e no! Come per tutte le belle storie ci si aspetterebbe un lieto fine, però non è esattamente questo il caso. Di fatto gli anni passano e il Museo non ha ancora una sede degna di tale nome, in pratica c’è tutto il necessario: la collezione, i cataloghi, la consapevolezza della bella e storica avventura, e persino un’amorevole curatrice, Pinuccia Agostini, la figlia del pionieristico iniziatore. Manca solo la sede che un giorno forse ci sarà.
Però il fatto, seppur innegabile, non è un buon motivo per non visitarlo questo strano Museo che non c’è, perché comunque le opere sono ospitate nel Municipio e godibili con una semplice telefonata di prenotazione. Pinuccia sarà ben lieta di fare da guida competente e ben informata sui fatti.
CONTATTI
Museo d’Arte contemporanea Umbro Apollonio
c/o Municipio di San Martino di Lupari
Largo Europa, 1
35018 San Martino di Lupari – PD
tel. 049.9440410
info@museoumbroapollonio.it