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Verona, statua di Giulietta ricoverata in "ospedale". La diagnosi


 
La statua di Giulietta è stata rimossa dal cortile delle casa a Verona e portata nella fonderia dove sarà utilizzata per realizzarne una copia. L’operazione a causa dell’usura del bronzo, opera dello scultore Nereo Costantini. “Un evento unico per la città – ha detto il sindaco Flavio Tosi – visto che la statua di Giulietta rappresenta, insieme all’Arena, uno dei simboli di Verona più conosciuti al mondo”.

La statua di Giulietta, tempo fa. L’immagine mostra già lo schiarimento del bronzo a livello del seno destro, provocato dalle mani dei visitatori
Verona, tra le città d’arte più rappresentative del Nord Italia, vanta tra le sue molte suggestioni anche la casa di Giulietta, posta in un palazzo in via Cappelo, nelle vicinanze di piazza delle Erbe. Nella tragedia shakesperiana, scritta tra il 1594-96, che rese celebre una delle più pure e intense storie d’amore, leggenda e realtà si fondono sia nella scelta dei luoghi che dei personaggi, anche se famiglie nobili dal nome Montecchi e Cappeletti (Capuleti) sono esistite a Verona, come testimonia anche Dante del canto sesto del Purgatorio e come potrebbe provare lo stemma recante un cappello, posto sulla chiave di volta del palazzo stesso, forse, però, da attribuire ai successivi proprietari, la famiglia Cappello. Il restauro del palazzo avvenne tra il 1937 e il 1940, su ispirazione di un film americano del 1936 che, a sua volta, sceglieva come punto di riferimento scenografico il quadro di Francesco Hayez del 1823 L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo, conservato a Tremezzo (Co), in Villa Carlotta.
Negli stessi anni, venne data anche una foggia marmorea al balcone, che si presentava in ferro battuto, con resti del XVI secolo che si trovano presso il Museo cittadino di Castelvecchio. Ma solo con l’ingesso di Lei, la bellissima e dolcissima Giulietta tutto avrebbe potuto avere un senso compiuto. Nel 1968 lo scultore originario di Nogara, Nereo Costantini (1905-1969), noto per molte realizzazioni tra cui, solo per citarne alcune, le statue di Diana e Orfeo per Villa Farina del 1940, Lauretta dormiente (statua dedicata alla figlia appena nata) del 1941, il fregio Resurrezione a Dachau da collocare su un tempio a poca distanza dall’ex campo di concentramento del 1957, la serie di sculture dedicate a Gatti e quelle a Sancio Panza, viene incaricato di modellare l’opera. Purtroppo stroncato dalla morte nel 1969, lascerà solamente un modello in terracotta. L’incarico verrà quindi trasferito allo scultore veronese Novello Finotti (1939) artista di calibro internazionale che, nel corso della sua carriera ha realizzato opere di grande respiro. Solo per citarne una, tra le molte realizzate, nel 2001 esegue il decoro per l’altare bronzeo di papa Giovanni XXIII per la Basilica di San Pietro a Roma. Finotti nel 1969 realizzerà il gesso di Giulietta, quindi seguirà la fusione della statua, affidata alla Fonderia Bonvicini di Sommacampagna, in due copie.

La statua di Giulietta, tempo fa. L'immagine mostra già lo schiarimento del bronzo a livello del seno destro, provocato dalle mani dei visitatori
La statua di Giulietta, tempo fa. L’immagine mostra già lo schiarimento del bronzo a livello del seno destro, provocato dalle mani dei visitatori



Altre furono eseguite per Monaco di Baviera, per Walnut Creek, vicino a San Francisco, per Chicago’s Navy Pier, per il parco pubblico di Ningbo, in Cina, e per un centro commerciale di Bangkok. Ma ora Giulietta è ammalata, la bellissima Giulietta dal corpo filiforme, perfettamente bilanciato nella classica corrispondenza incrociata tra braccia e gambe, in cui gli abiti dell’epoca sottolineano la sua “grazia eterna”, lo splendido viso triste e pensieroso, mosso da un dolore composto ma intimamente vissuto, sta soffrendo. E incredibile a dirsi sta soffrendo per il troppo amore per i troppi abbracci, per le troppe carezze.
Sono apparsi infatti due fori sul seno e sul braccio e una crepa sul polso. Come sostiene lo scultore Finotti, la statua originaria fu eseguita con un’unica fusione. E’ quindi possibile che lo spessore del bronzo stesso non abbia le medesime dimensioni e sia pertanto più sottile, in alcuni punti. A questo si aggiunge l’usura arrecata dagli abbracci. L’assessore all’Edilizia monumentale, Stefano Casali, con lo scultore Novello Finotti, valuterà come procedere, se intervenire solo sui singoli punti o se procedere ad un restauro generale. Non ci resta che concludere con una riflessione: Giulietta è morta per amore e ora si ammala per amore, questo forse a dimostrare una sorta di identificazione del sentimento con la sua rappresentazione bronzea. Ponendo la massima certezza nelle parole virgiliane pronunciate da Didone – ” Omnia vincit Amor”- siamo certi che presto Giulietta guarirà.
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