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Video – Bismantova e la montagna incantata, arte e cultura degli antenati all’ombra delle sacre rocce


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Bismantova

 

Un monte che pare un altare e una fortificazione naturale. Un altare aperto verso il cosmo, nel Reggiano.
Campo Pianelli era sicuramente un sito strategico, posto ai piedi della Pietra di Bismantova in un punto dove erano presenti numerose sorgenti che invece mancavano sul pianoro sommitale, che però costituiva un vicino e sicuro rifugio in caso di emergenza.
“Il primo modesto insediamento, collegato agli oggetti più antichi rinvenuti, risale alla fine dell’età del Rame (circa 2500 a. C.) e nello specifico alla cosiddetta “Cultura del bicchiere campaniforme” – affermano gli archeologi della Soprintendenza dell’Emilia Romagna –
Diversi secoli dopo, cioè nella fase piena della media età del Bronzo, si insedia un villaggio ben più esteso che perdura per almeno tre secoli (dal XV al XIII sec. a.C.) su buona parte del pianoro e che probabilmente è abitato da un centinaio di persone. Sono state rinvenute tracce di capanne, una delle quali trovata anche negli scavi del 2012. Si tratta delle stesse popolazioni che costruivano le Terramare in pianura.
Quando agli inizi del XII sec a.C. questa civiltà va in crisi, anche l’abitato di Campo Pianelli cessa di esistere”.
 
Circa un secolo dopo, cioè nell’XI sec. a.C. e per tutto il X (dunque nell’età del bronzo finale) viene impiantata l’ormai famosa necropoli, il cimitero a cremazione di un villaggio di cui ancora ignoriamo l’ubicazione (chissà, forse proprio sulla Pietra).
“Infine, dopo circa mezzo millennio di abbandono, cioè alla fine del VI sec. a.C., troviamo i resti di un nuovo abitato che ha restituito reperti di tipo etrusco e ligure. – affermano – Questi manufatti sembrano testimoniare la presenza di entrambe le genti, forse in un intreccio tra le due culture. Poi verso il IV secolo anche questo abitato si interrompe e su Campo Pianelli troviamo solo occasionali tracce di frequentazioni romane o medievali”.

Gli scavi in Campo Pianelli a Bismantova (iniziati con Gaetano Chierici a partire dal 1865) hanno intercettato decine di sepolture, principalmente in ossuari costituiti da grandi vasi biconici con relativi corredi. Questi vasi ceramici di grande importanza, corredati da numerosi manufatti in bronzo e in osso, oltre a varie suppellettili di elevato valore archeologico costituiscono la base di una sezione dei Musei Civici di Reggio Emilia.

Il livello più profondo della stratigrafia archeologica conserva tracce di una prima frequentazione avvenuta nell’età del Rame da parte di gruppi pertinenti alla Cultura del Bicchiere Campaniforme.
Lo strato successivo, spesso fra i 30 ed i 40 centimetri, è pertinente all’età del Bronzo e conserva testimonianze che vanno dal Bronzo Medio pieno al Bronzo Recente (forse anche evoluto). Due distinte vetrine, corredate da pannelli, inquadrano i due diversi periodi mentre un ulteriore spazio è dedicato alle strutture del Bronzo Recente, in particolare al pavimento della capanna scavata nel 1973-74 e ai resti di quella bruciata, riportati in luce nel 1974 e nel 2012.
La sequenza stratigrafica è chiusa da una scelta di reperti rinvenuti sia all’interno della così detta “massicciata” etrusca, sia nella fossa parzialmente esplorata nel 2012. I reperti etruschi costituiscono la stragrande maggioranza dei rinvenimenti mentre scarsi sono scarsi reperti attribuiti ai liguri o compatibili con questa popolazione.