Ligabue narra il conflitto. La presa eterna della morte, attraverso l’atto violento. Consideriamo i galli combattivi, la vedova nera che, ribaltando le sorti della battaglia, in una foresta onirica dotata dello stesso spessore smeraldino dei paesaggi tropicali del Doganiere Rousseau - foglie lanceolate, orizzonti fitti di boscaglie - infligge un colpo mortale al leopardo. E, ancora, il boa smeraldino che avvolge il leone nelle sue spire, ribaltando il concetto di sovranità. O il leopardo che s’avventa su uno scimpanzé devastato dal terrore, percorso dal tremito, sulla soglia della morte, dalla quale è possibile risalire, per un istante, alla vita.
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Modellare finemente, verniciare con attenzione. Ed ecco un effetto inconsueto per una giovane scultura vivente, che lancia l'idea tra le nebbie novembrine e la rilancia per le feste tra amici e per il Carnevale
Perini ha colto la strutture principale sottesa alla Pop art: la ripresa e la rappresentazione in chiave post-pubblicitaria di oggetti quotidiani, pressochè consumati intellettualmente dall'uso. Così operò Warhol. Le immagini mitiche della Monroe o di Mao, della Coca-Cola o della zuppa Campbell, vennero rielaborate non nei confini della forma, che restava fotograficamente identica all'originale, ma dal punto di vista delle combinazioni cromatiche
Arte ed esistenzialismo: nei suoi taccuini il celebre scultore riferisce della battaglia personale condotta contro la superficialità della visione. E animato dalla ricerca degli elementi strutturali della vita, scrisse per capire, affermando che “non si vede niente al primo colpo d’occhio”. Il conseguente sviluppo di una poetica diretta all’“orizzonte inaccessibile”