Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec -Monfa, nacque il 24 novembre 1864 ad Albi, in Francia, e morì il 9 settembre 1901 nel Castello Malromé . Pittore, celebratissimo liitografo – sue le illustrazioni che cantano la Belle epoque parigina - , al centro della vita sociale e artistica della ville lumière, il giovane aristocratico dovette fare i conti con un malattia alle ossa, che gli aveva bloccato, attraverso fratture, da bambino, la crescita degli arti inferiori.
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Giovanni Buitoni, amministratore delegato della Perugina e responsabile della Buitoni volle ribattezzarli con un nome più adatto. Nacque così il "Bacio" Perugina. La forma venne curata. E non è possibile sapere quanto, in modo più o meno inconsapevole, la nocciola, posta in castone, volesse ricordare l'estremità del seno femminile. Secondo quanto si dice, l'idea del bigliettino sarebbe stata ispirata dai piccoli messaggi che Luisa mandava a Giovanni Buitoni, avvolgendo i ciocciolatini che gli inviava.
Grande successo hanno avuto nel mondo i suoi dipinti di ville e piscine americane, con uomini appaiati e nudi. In queste opere si assiste a una fusione tra una sintesi figurativa, elementi decorativi - l'acqua è un arazzo, una tappezzeria - e l'elemento maschile, che appare sempre come oggetto del desiderio. I suoi dipinti più noti hanno valori che si attestano attorno ai 3 milioni di dollari, come potremo vedere più in basso.
Stile arte intervista l'artista insignita del primo premio della sezione Scultura del Nocivelli 2018: "Nell'azione di ordinare, classificare, disporre c'è una ricerca di semplificazione, un tentativo di leggere con facilità gli elementi della vita, naturale o personale che sia. Si fa ordine per capire meglio. Si cerca la pulizia formale per generare uno sguardo nuovo sulle cose. L'opera Solid, va verso questa direzione: pezzi di una natura decontestualizzata sono disposti in modo simmetrico, per ritrovare un equilibrio tra vita e morte, tra l'effimero del corpo organico e la solidità della forma inorganica".
A nostro giudizio, il problema non è ancora perfettamente risolto, a causa di alcune incongruenze. L'aura riporta infatti a Cellini e a Sansovino, ma potrebbe essere anche un lavoro svolto da Michelangelo in epoca più tarda rispetto al primo decennio del lavoro poichè gli elementi proporzionali sono stilisticamente più avanzati - con un allungamento smisurato delle figure - che sembrerebbe portare l'opera a una datazione più tarda. Potrebbe trattarsi di una ripresa di un tema già trattato nei primi anni della professione. O di un lavoro in stile Michelangelo, svolto, ad esempio da Cellini
Ha compreso dott. Carlo Pepi perché la deve finire con i falsi Modigliani? La deve finire con i falsi Modigliani perché alla fine, a forza di arrabbiarsi, ne risentono le coronarie… io sono un po’ più giovane, ma la capisco bene. Più giovane, ma conduco vita insana e rischio di arrabbiarmi e che mi saltino quanto e più di Lei. Leonardo, Boltraffio, Luini, 450 milioni da Christie’s e 45 sterline da Sotheby’s… in questo mondo confuso è ormai tutto vero e tutto falso senza remissione dei peccati. Perché ho tirato in ballo Pepi, commercialista, autodidatta in arte e maggior esperto (autoproclamato, ma concordo) di Modigliani al mondo? Perché dopo i circa venti presunti falsi di Genova, quelli di Spoleto (indagini e processi che mi pare ancora in corso) ha denunciato in questi giorni ulteriori due presunti falsi che sarebbero presenti in un'altra mostra
"Sono tornata in Francia con il mio fidanzato e, nel 1954, ho conosciuto Picasso a Vallauris. E 'stata un'esperienza meravigliosa che ha cambiato la mia vita. In tre mesi, Picasso dipinse circa 40 dipinti di 'Sylvette'. Dopo essermi trasferita a Parigi, ho avuto la mia primo figlia, Isabel, nel 1963. Mio padre mi ha incoraggiava a dipingere, e sebbene spintoaa creare, ho iniziato a dipingere sul serio a 45 anni quando vivevo a Dartington Hall con tre figli."
Stile arte intervista l'artista insignita del secondo premio nella sezione Fotografia, al Nocivelli 2018. "Siamo in un momento storico in cui le identità nazionali, religiose, culturali, si stanno scontrando e ridefinendo più che in passato. Queste lotte stanno mettendo molte persone di fronte alle più profonde e ancestrali paure: la paura di perdere chi siamo, la paura di trasformare un sistema di pensiero ereditato, che crediamo ci definisca. La paura, forse, di vedersi riflessi nell’altro. Con quest’opera tento di spingere l’osservatore a trovare affinità fra l’intimo e il collettivo, nel tentativo di stimolare un nuovo “attraversamento” della linea che ci divide dall’altro, qualunque esso sia".