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Posts published in Marzo 2019

Cosa sono cretto e craquelure nei quadri. Come prevenirli, come li realizzano nei falsi

Al di là dell'utilizzo dei prodotti in commercio, vernici finali che spezzano l'unità del film pittorico, che devono essere poi cosparse di colore scuro che mascheri il cretto troppo profondo, i falsari utilizzano metodi più sofisticati, utilizzando pigmenti e olio di lino anzichè i colori dei tubetti. Aggiungono minori quantità di olio di lino e aumentano i solventi che, una volta evaporati, creeranno le crepe. I quadri vengono passati al forno e messi in freezer più volte di seguito affinchè siano create in poche settimane, in modo concentrato le escursioni termiche che avvengono normalmente in molto tempo.

Farfalle di carta, come realizzarle in un attimo. Il video tutorial

Non siamo di fronte agli origami, che richiedono piegature senza tagli, ma ad un simpatico e facile lavoro per realizzare elementi decorativi, con semplicità e rapidità, magari con l'intento di giungere alla sorprendente tecnica orientale. Un lavoro ottimo anche sotto il profilo dell'esercizio della mobilità fine nei bambini e negli anziani, che non devono perdere uno stretto collegamento tra mente e mani. Il video ci mostra quanto siano poco complesse le piegature e quanto carino sia il risultato. E perchè non trasformare una stanza in un prato d'inizio estate, attraversato da tanti voli colorati?

Iside Calcagnile, lacerti di potatura e ramoscelli come reliquie canterine. Immortali

L'artista: "È sui punti in cui è avvenuto il taglio del ramo che si pone l’occhio dell’osservatore, il quale è rimandato a scoprirne l'estensione, in un secondo momento. La potatura diventa un nucleo organico da proteggere, una piccola reliquia e, allo stesso tempo, diviene portavoce della propria capacità segnica. Questo dispositivo di segni non va trattato come un testo da decrittare - non vi è la pretesa di tracciare un discorso - piuttosto una sillabazione di piccoli versi, ognuno con un'inclinazione, uno spessore, una posizione, una sorta di postura"

Monsù Desiderio: notte, fuoco, eleganza, ruderi, inferno. Gli incubi antichi. Il video delle opere

Di lui si sa pochissimo, nonostante sia stato un autore dotato di una carica onirica intensa, così da essere apprezzato, secoli dopo, da Breton e dai surrealisti. Il mistero è moltiplicato dal fatto che, dopo la sua morte, nella bottega napoletana l'opera fu continuata dal pittore connazionale Didier Barra, sicchè si era pensato che monsù Desiderio fosse lui, come risulta da antichi inventari

Il Medioevo dal buco della serratura. Il "sesso spiato" nelle antiche miniature erotiche

Un florilegio dell'arte del guardare è collegato alla diffusione del Decamerone e delle novelle licenziose. Le illustrazioni miniate con dovizia di colore, raffinatezza nel tratto e senso gioioso della vita creavano quel clima da "libro galeotto" nelle compagnie di giovani - maschi e femmine - pronubo a un'eccitata e condivisa emulazione

Luisella Abbondi e il mondo retroilluminato dal led. Notte e giorno. La siepe

Mediante un sistema di “dimmerazione” della luce, che ne produce un graduale e continuo cambiamento di intensità, l’artista introduce nell’opera la dimensione del Tempo, che, come l’alternanza tra il giorno e la notte, genera scenari successivi (dalla fotografia “istante 1” a “istante 2”), profondamente legati tra loro, ma al contempo unici, ciascuno caratterizzato da una diversa tensione luminosa. L’opera indaga sul dualismo realtà-immaginazione, trovando nel continuo divenire del rapporto luce-materia una risposta possibile al rapporto tra finito-infinito.

Dama con Liocorno di Raffaello – Anche gli ornamenti indicano castità nel mondo ed eros nel matrimonio

L’animale, noto anche come simbolo fallico, era foriero di prosperità nella vita matrimoniale; stesse caratteristiche presentavano le pietre preziose del gioiello; la perla e lo smeraldo erano note come simbolo di castità, mentre il rubino donava alla sposa prosperità nella vita matrimoniale e frenava le passioni amorose

Fai clic ed entra nel campo di papaveri di Monet fino a vedere il più piccolo filo d'erba. Perché il rosso?

Lievi, effimeri, delicati, cangianti, estremamente sensibili ai colpi di vento. E soprattutto, rossi.  Abbiamo visto, in alcuni articoli precedenti, quanto Monet cercasse valori ottici cangianti, da fermare sulla tela. E così fu con i papaveri, con una motivazione addizionale. La pittura di paesaggio, con vedute naturali, risente normalmente della mancanza del rosso, che esiste, a livello di stesura pittorica sottostante nella forma composita di arancione o marrone. Ma le vedute naturali non si presentano mai vivide e uno dei motivi è proprio la mancanza del rosso intenso, dato quasi a corpo. Sappiamo che, per ovviare a questa carenza ottica. Turner, durante il vernissage di una mostra, aggiunse una boa rossa a una marina con navi, proprio per accendere il dipinto.  E che in tanta pittura di paesaggio con figure, dell'Ottocento, gli artisti inserivano piccoli personaggi -  macchiette - tra i quali, spesso, ce n'era uno con il cappello rosso. Questo proprio con il fine di contrastare il verde. Ora possiamo osservare, da qui con la "lente magica" le  Champ de coquelicots, 1881 58 × 79 cm Musée Boijmans Van Beuningen (Rotterdam)

Perché le scarpe alte e con zeppe sono iconograficamente legate alla prostituzione?

Era, quello, il mondo delle divise e della riconoscibilità immediata. Le donne di una città vestivano in modo diverso dalle donne di una città vicina. Ma ciò a cui puntavano non era la seduzione rapida - con le zeppe - ma una speranza d'amore. Le diverse tipologie territoriali e sociali dei vestiti del Cinquecento furono raccolte nel volume De gli habiti antichi, et moderni di diverse parti del mondo, opera di Cesare Vecellio (Pieve di Cadore, 1521 – Venezia, 1601). Imparentato con il Tiziano, Cesare fu pittore e incisore di buona fama. L'opera Degli habiti antichi et moderni fu pubblicata nel 1590 ed ebbe due ristampe: nel 1598, vivente l'autore, con traduzione latina a fronte e aggiunte dei ‘costumi' delle Americhe, e nel 1664

"Chi l'ha visto": a Gussago si trovano tracce di Enrico, figlio di Angelo Inganni. E un suo quadro

Enrico lasciò probabilmente la Santissima, dominata dalla matrigna e molto presumibilmente visse più frequentemente con la famiglia della madre sul lago di Como. Ma imparò a dipingere. Un quadro passato sul mercato internazionale ricorda gli ambienti interni e le cucine della Santissima