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A chi si ispirò Escher. L’ossessione delle scale labrintiche delle carceri di Piranesi. Immagini e video


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Una delle principali fonti di Escher per i suoi mondi impossibili, costituiti da edifici e di scale incongruenti rispetto alla realtà, furono le incisioni di Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 4 ottobre 1720 – Roma, 9 novembre 1778), incisore, architetto e teorico d’architettura. In particolar modo Escher dimostra d’aver osservato con attenzione una celeberrima serie piranesiana, le sedici tavole delle Carceri del 1745-1750, spaventose immagini di architetture fantastiche, in cui,in un disordine inquietante, corrono gradini, si aprono altri mondi di detenzione, si quarciano visioni sull’antica Roma, si evidenziano luoghi di detenzione e contenzione, macchine orribili che sembrano precedere gli scenari filmici di grandi prigioni del mondo fantascientifico.
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Per questi lavori, che influenzarono il Romanticismo e il Surrealismo, è probabile che Piranesi si sia mosso, con uno spirito che univa i residui della mentalità barocca alla nuova coscienza settecentesca, illuminista, nei confronti dei luoghi di detenzione e di pena. Il disordine grandioso, il labirinto schiacciano l’uomo, seppur in colpa, in un mondo infernale nel quale la stessa architettura labirintica diventa una pena.

Alcuni studiosi di architettura hanno evidenziato che, in diversi punti, le prigioni di Piranesi sono costruttivamente impossibili. Come lo saranno, aggiungiamo noi, i labirinti di Escher, che portano in luce gli errori percettivi compiuti dal nostro cervello, all’atto dell’osservazione. Errori che si prestano, da un lato, a diventare giochi e, dall’altro, denunciano il crollo della ragione e i rischi connessi con un giudizio o un pregiudizio basato esclusivamente sull’aspetto percettivo. Le Carceri d’invenzione di Piranesi, furono pubblicate in due distinte edizioni.
La prima edizione fu pubblicata nel 1745 e consisteva di 14 incisioni. Nella seconda edizione del 1761, tutte le incisioni furono rielaborate e numerate in numeri romani da I a XVI (1-16). I numeri II e V erano le nuove tavole introdotte in questa seconda edizione. Le tavole numerate da I a IX erano in formato ritratto (più alte che larghe), mentre quelle da X a XVI erano in formato paesaggio (più larghe che alte).
Originariamente, nel 1761, le tavole erano più luminose ma nel 1770 le Carceri furono nuovamente rielaborate su indicazioni dell’editore di Piranesi, Bouchard, per renderle più scure e contrastate ed ottenere così un effetto più teatrale. La maggior parte delle riproduzioni delle Carceri attualmente in circolazione sono state fatte dopo questa elaborazione.
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