Press "Enter" to skip to content

A San Martino si facevano i traslochi. Perchè? Il capolavoro di Campi dedicato alla giornata



Vincenzo Campi (Cremona, 1536 – Cremona, 3 ottobre 1591) è stato un pittore italiano di straordinario livello tecnico, che documentò, con quadri che avevano la funzione di esplorare la ricchezza e la benignità fondamentale della natura, la generosità di Dio e gli appetiti, d’ogni tipo, di donne e uomini.

Cantò anche divertenti momenti contadini, come ne I mangiatori di ricotta. Presumibilmente questi dipinti si basavano sul successo della pittura borghese fiamminga e tedesca, nonchè sulla diffusione della poesia Macaronica di Teofilo Folengo – che aveva contadini come protagonisti – e sulla successiva imposizione del mondo carnascialesco rabelaisiano. I soggetti potevano anche essere erotici o comico-grotteschi

I contadini che fanno il San Martino
Una delle opere più intense che documenta il colorito traffico che si vedeva nelle campagne all’inizio di novembre è dedicato al “San Martino” o trasloco e realizzato da Vincenzo Campi nel Cinquecento. Il trasferimento dei contadini che prendevano una cascina e i campi in affitto, cadeva sempre l’11 novembre, in occasione della celebrazione di San Martino, poichè da quel giorno in poi il contratto non era più valido.

I lavori dei campi erano finiti, il raccolto diviso e venduto e, dopo i primi giorni freddissimi di Ognissanti e dei morti, la stagione solitamente diventava più mite per qualche giorno per qualche ora, attraverso la cosiddetta estate di San Martino, che cade l’11 dicembre, giorno consacrato al cavaliere di Tours. Come ricordiamo bene, secondo l’agiografia, Martino vide un povero infreddolito – che poi era Gesù, secondo alcune narrazioni – e decise di dividere in due il proprio mantello. Una per il povero, una per sé. Miracolosamente la temperatura dell’aria si alzava per evitargli il freddo, come gratitudine per il buon gesto. I contratti agrari tenevano conto del fatto che, attorno all’11 novembre si entrava in una finestra di bel tempo e ciò rendeva i trasferimenti e i traslochi più agevoli.

Campi dipinge un quadro meraviglioso dedicato al giorno di San Martino. Una famiglia, alla nostra destra, ha portato all’esterno della cascina tutti gli oggetti. Ed è probabilmente pronta alla partenza. In fondo alla strada un altro nucleo familiare sta arrivando a destinazione e imbocca il portale di un edificio rurale. Per rendere la mitezza della giornata, Campi dipinge le donna a braccia nude e le colombe che tornano in amore, grazie a una temperatura che pare primaverile.

I colori sono molto contrasti perchè Campi rende meravigliosamente la bizzarria calda o tiepida di alcuni giorni di novembre, facendo contrastare il fondo scuro, quasi temporalesco, la luce del sole concentrata solo in un punto, quello in cui i contadini accumulano le poche cose, per poi partire.

Fratello minore ed allievo di Giulio Campi e Antonio Campi, Vincenzo ebbe una carriera pittorica ambivalente, per la scelta di dipingere pale d’altare di impegnata sensibilità controriformata (erano gli anni della Lombardia di Carlo Borromeo) unita ad un imprevedibile lato buffonesco delle sue celebri scene di genere, abitate da popolani dai volti grotteschi e caricaturali e da donne procaci e ammiccanti, ispirate alla coeva pittura fiamminga e cariche di reconditi significati erotici. Queste opere incontrarono un certo successo tra i committenti, tra i quali va annoverato anche il ricco mecenate bavarese Hans Fugger (una serie di quadri di Vincenzo Campi, risalente al 1580-1581, è ancora oggi conservata al castello di Kirchheim) e si riallacciano in parte alle analoghe ricerche in senso naturalistico della pittura bolognese (Bartolomeo Passerotti e Annibale Carracci).
Tradizionalmente, durante questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo, che solitamente viene abbinato alle castagne. Questa tradizione è celebrata anche in una famosa poesia di Carducci intitolata appunto San Martino.