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Alice Faloretti, dipingere il punto d'incontro fluttuante tra la realtà e la metafisica



www.premionocivelli.it/opera/stanza-esterna
Alice Faloretti
Stanza esterna
2019, olio su tela
100×70 cm
Terzo – Sezione Pittura
Premio Nocivelli 2019
Spazi ibridi slittano tra realtà percepita e finzione, tra naturale e artificiale, tra conosciuto e ignoto. I confini si sfaldano, i binomi si contaminano, generando un luogo artefatto ed emblematico. L’interazione tra percezioni concrete e proiezioni dell’inconscio si stratificano come piani scenografici in un’atmosfera ambigua, in cui l’interno di una stanza irrompe all’esterno, disgregandosi e fondendosi insieme allo spazio che prima solo la circondava.
 
 
Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica puoi immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
Il mio approccio è prevalentemente pittorico, nello specifico utilizzo la pittura ad olio su carta e tela, sia sul piccolo che sul grande formato. Gli scenari che rappresento provengono dai luoghi a me più vicini, che quotidianamente analizzo, scompongo e ricostruisco alterandone completamente la fisionomia. Mi attraggono le infinite possibilità che possono scaturire da ciò che direttamente mi circonda, dalla vicinanza fisica e mnemonica a determinati ambienti e la rilettura interiore che ne può emergere.
Partendo dalle motivazioni della giuria sulla tua opera, puoi raccontarci in modo più personale i temi i contenuti della tua opera, descrivendo le modalità operative usate nella sua realizzazione?
La mia ricerca si sviluppa attraverso la rielaborazione di immagini e suggestioni provenienti dai luoghi del mio vissuto, frammenti che quotidianamente colgo mediante la fotografia, per poi rievocare tracciando nuove relazioni e contenuti. Raccogliere immagini in grande quantità, anche inerenti lo stesso soggetto a distanza di tempo, mi aiuta a creare una sorta di album visivo da cui poi estrapolo il materiale che andrà a comporre i miei spazi. Durante questo processo utilizzo in particolar modo il disegno, con cui accosto e rielaboro situazioni originariamente disconnesse tra loro e in cui la rilettura personale, l’emergere di ricordi e di suggestioni oniriche, genera connessioni e significati nuovi, talvolta inaspettati. Dopo la fase di “progettazione” comincio a lavorare con la pittura ad olio che applico su carta o su tela, e che solitamente si conclude solo dopo un ciclo di lavori realizzati simultaneamente o comunque ad intervalli molto brevi tra l’uno e l’altro. Ciò che vado a ritrarre nasce come una sorta di “collage pittorico”, caratterizzato da vedute prevalentemente naturalistiche, in relazione ad ambienti artefatti e antropici. Le due realtà interagiscono, si confondono fino ad invertirsi, le forme appaiono e scompaiono, l’una dentro l’altra, come fossero un flusso di pensieri in continuo mutamento. Luoghi che si pongono tra il dato reale e l’immaginario, tra natura e artificio, tra intimo e sconosciuto.
Se potessi dare un consigli ad altri giovani artisti che stanno valutando di partecipare ad un concorso quale sarebbe?
Credo sia necessario raggiungere una certa consapevolezza rispetto al proprio lavoro prima di proporlo e quindi mostrarlo ad un possibile pubblico. Quindi provare i concorsi solo dopo aver attraversato varie fasi di sperimentazione, di confronto, di approfondimento e dedizione. Quando si ritiene la propria ricerca forte e le opere in gran parte coerenti, allora può essere arrivato il momento giusto. Consiglierei inoltre di dedicare particolare attenzione al testo di presentazione del lavoro, soprattutto se l’opera candidata viene visionata dalla giuria esclusivamente in formato digitale.
sito internet e/o link instragram/facebook
alicefaloretti.wordpress.com/
www.instagram.com/alice_faloretti/