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Andy Warhol e Basquiat, insieme appassionatamente. Il filmato


a basquiat

Jean-Michel Basquiat nacque a Brooklyn, nel 1960 da padre haitiano, il contabile Gérard Basquiat (1930), e da madre statunitense di origini portoricane. Nel 1978 lascia gli studi alla City-as-School, ritenendoli inutili, ed abbandona la casa del padre, guadagnandosi da vivere vendendo delle cartoline da lui decorate. Sarà proprio il tentativo di vendere una delle sue cartoline che cambierà il corso della sua vita: entrato in un ristorante di SoHo, Basquiat avvicina Henry Geldzahler ed Andy Warhol il quale comprerà alcune delle sue opere.

Passeranno però alcuni anni prima che Jean-Michel riesca ad entrare nella “Factory” del re della Pop art; nel frattempo diventa cliente fisso dei due club più esclusivi nella scena socio-culturale di New York: il Club 57 ed il Mudd Club, frequentati anche dallo stesso Warhol, da Madonna (con la quale avrà una relazione di alcuni mesi[1]), e da Keith Haring, con il quale stringerà un’amicizia che durerà fino alla morte. Si legherà anche allo scrittore Glenn O’Brien, che aveva conosciuto nel 1979 durante una sua apparizione allo show ad accesso pubblico TV Party. Nel 1983 stringe una forte amicizia con Andy Warhol, il quale lo aiuta a sfondare nel mondo dell’arte come fenomeno mondiale emergente. I dipinti di Jean-Michel erano caratterizzati da immagini rozze, infantili, facendo riferimento alla Art Brut di Jean Dubuffet. L’elemento che però contraddistingue l’arte di Basquiat è essenzialmente l’utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante, ma anche come sfondo, cancellate, a volte anche per attrarre l’attenzione dello spettatore.

Nel 1984, insieme ad Andy Warhol e a Francesco Clemente, inizia una serie di collaborazioni, di dipinti a “sei mani” commissionati da Bruno Bischofberger. A scopo artistico personale dipinge un altro ciclo di opere insieme al solo Warhol, eseguendo oltre cento quadri, nei quali è riconoscibile l’apporto di entrambi, e allestendo una mostra comune il cui manifesto presenta in maniera eloquente i due artisti come protagonisti di un incontro di boxe. La boxe era per Basquiat un modo di vivere, e paragonava spesso l’arte ad un ring su cui combattere.

Il filmato è la puntata finale di State of the Art, una serie di documentari dedicati alle forme espressive degli anni Ottanta.