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Andy Warhol e la factory. Così funzionava la fabbrica che devastò l'arte europea




La maggiore umiliazione rispetto alla tradizionale arte dell’Occidente, non viene tanto dai proclami futuristi d’inizio Novecento o dalle successive avanguardie, o dall’astrattismo, quanto dalla Pop art. Giunge pertanto dal nuovo mondo, anche grazie a un’intensa azione politica svolta dagli Stati Uniti – congiuntamente con la Cia – per trovare un sistema di mercato che imponesse – senza darlo a vedere – un linguaggio americano nel mondo. Gli statunitensi sapeva bene quanto il segno artistico sia fondamentale per dominare una cultura estranea, assoggettandola non solo politicamente ed economicamente, ma soprattutto culturalmente. Momenti di rottura dell’arte occidentale si erano sviluppati nel Novecento all’interno dell’arte europea stessa.Se in precedenza, questi movimenti innovativi e iconoclasti rispetto alle immagini e alle visioni di vita del passato, si collocavano in un momento di negazione, di contrasto e, pertanto, pur nel tentativo di superamento, nell’alveo di una tradizione che permaneva, la Pop art devastava ogni orizzonte dell’arte tradizionale, non attraverso la negazione, ma con una totale indifferenza. L’atto che compiono Warhol e i suoi compagni di strada è spaventoso, per noi europei, quanto irreversibile. Warhol individua la strada più autenticamente americana, pragmatica e popolare che avrebbe consentito agli americani stessi,in precedenza piuttosto in difficoltà nell’imporre un proprio linguaggio artistico al mondo – e ricordiamolo: non c’è vittoria di guerra che sia completa se non passa attraverso le nuove immagini di un regime e che ha compiuto conquiste territoriali, economiche, politiche – che si distaccasse completamente dalle modalità precedenti.

Warhol è freddo, distaccato e alieno come appare dalle immagini. Pur assumendo dalle avanguardie – dal futurismo stesso, dal ready made di Duchamp – alcune suggestioni. Warhol, che è fondamentalmente un pubblicitario di successo, espande ed estende le modalità di recupero di rilancio delle immagini più popolari di un’America trionfante. Non le sostiene ideologicamente; nè le critica; le produce poichè la domanda sottesa del mercato è quella. E l’America coglie al volo quell’occasione. Capisce che Warhol non esiste come individuo, ma è l’America stessa interpretata da scostante signore dal volto cinico e indifferente. Warhol, nel cuore delle consapevolezze americane, supera persino, in brevissimo tempo, le suggestioni di Hopper o quelle di Pollock che, con i suoi dripping, porta in sè la tradizione dell’artista titano e sciamano, individuo contro il cosmo che resta legato a un sentire europeo, di derivazione romantica. Pollock, per quanto dicesse di ispirarsi agli indiani d’America, era un individuo, una persona, un ribelle. Warhol diviene una star artistica proclamando la non-esistenza dell’artista o meglio: il superamento della figura sciamanica dell’artista come intercessore tra il mondo delle cose e quello delle idee. E la sua factory, cioè la fabbrica che lavora alle sue dipendenze, è più copia dei processi d’officina che di quelli di una tradizionale bottega rinascimentale.